Ma l’uomo non ha un così stretto rapporto con le piante (ovvero con la natura vegetale) solo perché esse ci forniscono ossigeno, o ottimi frutti da mangiare. Nel corso dei secoli, grazie ad una continua sperimentazione che ci ha visti partire dal desiderio di cercare rimedi ai nostri malanni occasionali, siamo riusciti a capire che molte piante e fiori contengono delle sostanze naturali che possiamo isolare sotto forma di estratto, assimilabile con una certa facilità. Tutto ciò ha dato vita a più di una scienza; in realtà esse sarebbero meglio definite come discipline, perche pur basandosi su considerazioni certe e quindi scientifiche non hanno tutti i crismi di una scienza, bensì utilizzano i risultati di altre scienze come la botanica. Esse sono l’erboristeria ed una sua branca chiamata fitoterapia: l’erboristeria rappresenta sostanzialmente l’arte e tutte le nozioni che insegnano a catalogare, riconoscere e conservare nella maniera migliore le piante officinali e medicinali; la fitoterapia invece è quella disciplina (strettamente imparentata con l’erboristeria da cui deriva, come già accennato) che trova proprio il modo migliore per poter assumere queste sostanze benefiche contenute negli estratti naturali delle piante.
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Moltissime sono le specie vegetali che possono vantare un interessante contenuto di sostanze nutritive e che pertanto vengono utilizzate in erboristeria e fitoterapia; uno dei gruppi, delle famiglie vegetali che ha il maggior numero di rappresentanti “interessanti” è quello delle Compositae: a questa famiglia di specie vegetali appartiene per esempio la camomilla, molto utilizzata sia come bevanda per le sue proprietà rilassanti e lenitive (contro insonnia e dolori all’addome soprattutto) e sia come estratto spesso per alcuni shampoo che mirano a rendere i capelli più morbidi e belli. Un’altra pianta appartenente a questo gruppo è la calendula; questa è un esemplare di pianta annuale di forma erbacea, che può raggiungere gli ottanta centimetri di altezza con uno stelo abbastanza eretto che porta un numero variabile di fiori (ma in generale non molto numerosi) di dimensioni apprezzabili, conosciuti con il nome comune di “fiorrancio” per il caratteristico colore arancione molto vivace. Tutti i principi attivi e le sostanze nutritive che ci interessano derivano dalla parte floreale della pianta, nello specifico dai numerosi petali che circondano la parte riproduttiva del fiore stesso. I modi di utilizzare la calendula sono molteplici, ma la cosa in assoluto più interessante è di certo il gran numero di benefici che da essa possiamo ottenere.
La calendula dal punto di vista numerico risulta essere una delle piante più dotate di sostanze nutritive e benefiche, infatti solo un breve elenco di esse potrebbe essere il seguente: flavonoidi, steroli, carotenoidi, tannini, triterpenoidi ed olio essenziale con decine di sostanze positive a comporlo. Ovviamente questo “bendiddio” può essere estratto e sfruttato in vari modi, molto effettivamente dipende da cosa si vuol fare; in particolare la calendula si è dimostrata agente in questi contesti: pulizia e cura della pelle, azione anti-colesterolo ed anti-accumulo di lipidi e grassi vari, incremento della velocità di guarigione delle ferite, dimostrare una proprietà contro le ulcere (citoprotezione delle mucose gastriche), azione rinforzante su vene e su tutto il sistema cardiocircolatorio. Ora è chiaro che se si vuole proteggere la mucosa gastrica per evitare o alleviare problemi di ulcera, la forma più indicata è o quella di tisana (quindi estratto secco) oppure quella tramite l’estratto oleoso che si può assumere in vari modi. Riferendoci nello specifico alla crema di calendula, essa risulta essere utilizzata soprattutto per la cura delle ferite, per la pulizia cosmetica e la depurazione della pelle e dei suoi inestetismi, situazione in cui giova tantissimo anche l’azione di profumo ed anche quella idratante, sempre da apprezzare per prodotti del genere.
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