![]() | Monte Rosa regina della alpi. Ediz. illustrata: MONTE ROSA REGINA DELLE ALPI VOL.2 Prezzo: in offerta su Amazon a: 33,15€ (Risparmi 5,85€) |
Una famiglia di piante che la civiltà umana ha ben presto imparato ad utilizzare per vari scopi è quella delle Apiaceae: essa comprende un numero molto elevato di specie, dall’aspetto alquanto simile tra loro ma dalle proprietà a volte addirittura opposte. Ci sembra assolutamente normale che anche gli utenti più appassionati non riconoscano in questo nome scientifico alcuna delle specie che a breve citeremo, le quali sono diffusissime e di comune dominio in cucina ed in altri campi delle nostre scienze naturali. Ad esempio, appartengono alla famiglia delle Apiaceae il sedano ed il prezzemolo, così come anche la cicuta, oltre che l’angelica. Così si spiega come in una famiglia dal nome sconosciuto ci siano tante comunissime specie vegetali; il sedano ed ancora di più il prezzemolo sono piante che troviamo quasi ogni giorno nella nostra cucina, essendo esse componenti molto importanti dei piatti della nostra eccellente cultura culinaria. Entrambe vengono utilizzate come aromi, spesso aggiunte a sughi o anche come componenti di alcune salse di cottura; circa il prezzemolo è rinomato l’utilizzo in parecchi piatti di pesce, a cui dona un profumo molto armonioso ed un sapore completo. L’altra faccia di questa medaglia sono piante come la cicuta, ovvero semplici piante erbacee (come tutte quelle di questo gruppo) che sono state scoperte come capaci di produrre veleno; in realtà le sostanze nocive per l’uomo sono normali per la pianta, ma è l’uomo stesso che ne estrae con tecniche particolari dei componenti come la linfa o succhi che dimostrano, se assunti in una certa quantità, pericolose reazioni con il normale funzionamento dell’organismo, fino a condurlo alla morte. Ed in effetti la cicuta è ancora utilizzata come veleno da quelle civiltà antiche che l’anno scoperta, come i popoli delle zone tropicali dell’Africa e delle Americhe. In questo nostro articolo però parliamo di una pianta della famiglia delle Apiaceae che viene apprezzata ed utilizzata perché molto utile al nostro organismo contro i dolori e perché apprezzatissimi come aromatizzante.
![]() | Semi di erbe - Ruta comune - Ruta graveolens - Rutaceae 100 Semi Prezzo: in offerta su Amazon a: 2,3€ |
L’angelica, così come viene comunemente chiamata l’Angelica archangelica, è una pianta della famiglia delle Apiaceae che si presenta con carattere erbaceo-arbustivo, un’altezza che può arrivare a circa due metri (ma che solitamente è tra gli ottanta centimetri ed il metro netto) ed un portamento alquanto eretto, dato da un fusto arbustivo centrale di buona consistenza e da foglie piccole e raggruppate a mazzetti, ma molto “toste” e ben posizionate ai vertici della pianta. Quello dell’angelica è un genere di piante, ovvero un raggruppamento di specie molto simili, possibili da considerare come le varianti di una stessa pianta; il genere angelica, nello specifico, contiene un numero variabile da trenta a cinquanta specie (il numero preciso è difficile stabilirlo perché nemmeno tra gli studiosi botanici non c’è un accordo univoco), molto simili tra loro e tutte con parecchie facoltà officinali. L’articolo però parla solo di una di queste specie, come già precisato dell’angelica archangelica, perché essa è la più diffusa pianta di questo genere e la più utilizzata sia in erboristeria che in cosmetica ed in cucina. Essa è originaria dell’Europa nord-orientale, ovvero di quella zona del nostro continente che comprende la Polonia, la Romania ed altri Paesi confinanti. Da ciò di deduce facilmente che l’angelica si trova benissimo in climi non esattamente caldi, dato che questi Paesi appena citati hanno inverni rigidi ed estati calde ma non caldissime e comunque dalla durata di un mese o poco più. Ed in effetti la presenza spontanea (sottolineiamo, spontanea, perché in serra ce ne sono quantità molto più elevate) sul territorio italiano non è abbondantissima, e la si può trovare soprattutto nelle vallate montane delle Alpi e degli Appennini, dove gode di un sole contemporaneo ad una temperatura media non altissima; a tal proposito è da notare come l’angelica si spinga fino anche ai tremila metri di altitudine sul territorio italiano, proprio a testimonianza della sua resistenza a certi tipi di clima abbastanza freddo.
L’angelica, essendo una pianta erbacea che predilige i climi medio-freddi, non ha una coltivazione difficile e particolarmente esigente, ma purtroppo sul territorio italiano, in pianura, rischia di non sopravvivere per via delle estati un po’ troppo calde e lunghe. Nel genere angelica troviamo sia piante annuali che biennali, ovvero esemplari che compiono il loro ciclo di vita in un anno o in due anni, dopodiché c’è la morte naturale (ed inevitabile) della pianta perché ha terminato il suo compito. La angelica archangelica che stiamo analizzando è a ciclo biennale, quindi punta e deve sopravvivere ad almeno una estate per compiere tutto quanto la natura le riserva. Si consiglia di piantare la angelica in piena terra, in quanto non solo è una pianta dalla crescita veloce (tipica di piante annuali e biennali, che devono risolvere in breve tempo la loro vita) ed abbastanza corposa – ricordiamo i due metri di massima altezza raggiungibile – ma ha anche un apparato radicale forte e degno di nota per la superficie che riesce a coprire e la profondità che ama raggiungere; le radici sono del tipo a fittone, ovvero con un corpo centrale robusto ed unico (quasi come fosse una carota) che scava in profondità il terreno per trovare sostanze in abbondanza. Tutto ciò, in piantagione in vaso, non potrebbe accadere e limiterebbe di molto le potenzialità della pianta stessa. La angelica si diffonde per semi, i quali nascono alla sommità della pianta dai fiorellini piccoli e di colore bianco-verdastro che crescono a mazzettini (come i fiori del prezzemolo).
L’angelica è una pianta che era già conosciutissima nel Medioevo e nello specifico a partire dal quindicesimo secolo, quando era considerata come la migliore cura contro la peste; in realtà l’angelica ha qualità antidolorifiche, infatti fino a qualche decennio fa era utilizzata come “panacea”, ovvero come cura (ma sarebbe meglio dire sollievo) contro tutti i mali ed i dolori. Nonostante questa proprietà sia stata riconosciuta anche da studi clinici, la angelica non viene praticamente più utilizzata nella società civile perché anche una leggere sovrabbondanza può causare gravi disturbi al sistema nervoso centrale che, aumentando ancora le dosi, possono portare alla morte. In effetti l’angelica contiene tannino, cumarina, resine ed anche acidi aromatici, la cui somma degli effetti in piccole dosi comporta un’eccitazione del cervello che aiuta a superare dolori ed altre sintomatologie come problemi intestinali dolorifici; il problema sorge quando si aumenta leggermente la dose (o si protrae il trattamento) perché dal leggero eccitamento si passa alla depressione del sistema nervoso centrale con leggeri intontimenti che somigliano molto all’effetto dell’alcool e ad altri comuni stupefacenti. Volendo riassumere le proprietà di questa pianta si potrebbero usare le parole “antispasmodica” (che indica una capacità di limitare i dolori tipici del tratto intestinale, più che altro agendo sulla capacità di riceverli e sentirli del nostro sistema nervoso), tonica e calmante, ma anche digestiva.
Queste proprietà che abbiamo elencato hanno portato nel corso dei secoli a diversi utilizzi dell’angelica, passando per gli inizi da panacea contro tutti i dolori per arrivare ad oggi in cui viene utilizzata soprattutto come aromatizzante in pasticceria e per alcuni liquori. Essa ha infatti un aroma molto intenso, simile al piccante ma di derivazione dolce, che mischiato col coriandolo ed altre erbe officinali partecipa o comporre gusti e retrogusti di tante salse e paste di pasticceria. Non solo, nei liquori l’effetto retroattivo dell’assaggio è materia di studio ed è molto ricercato nei produttori per innalzare la qualità del proprio liquore, ed in ciò l’angelica interviene benissimo riuscendo a passare “inosservata” mentre si deglutisce e comparendo solo alla fine, quando resta in parte su lingua e palato e se ne possono sentire gli aromi. Come digestivo l’angelica è da assumere in tisana dopo i pasti, calda: per fare la tisana si utilizzano sia i semi che foglie e fusto della pianta, essiccati e contenuti in sacchetti a rete. Si consiglia però sempre di acquistare la angelica e mai di autoprodurla, perché si potrebbe esagerare con la concentrazione ma soprattutto perché i succhi della pianta fresca sono irritanti per la pelle ed il solo contatto può dare molto fastidio.
COMMENTI SULL' ARTICOLO