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Riprendendo ciò che si è accennato sul finire del primo paragrafo, bisogna considerare come un tempo poi non così lontano (dalle prime civiltà fino a circa cento anni fa o poco più) l’unica medicina esistente era quella fatta di infusi, intrugli, soluzioni naturali che medici/maghi/alchimisti proponevano sperimentando di volta in volta e imparando dalla tradizione di millenni di queste tecniche. In effetti non esistevano laboratori, microscopi, ricerca molecolare e forse la chimica moderna non era stata nemmeno concepita (almeno non applicata ai medicinali), quindi le uniche soluzioni di cura con sostanze esterne erano quelle lì appena citate. Principalmente si trattava di infusi di erbe, ovvero di composti fatti da acqua riscaldata in cui si ponevano a scaricare pezzi di piante in modo che le sostanze nutrienti e curative potessero trasferirsi più o meno velocemente dalla pianta alla soluzione. Generalmente si utilizzavano parti secche di piante abbastanza diffuse, e dipendeva molto da pianta a pianta quale parte era: si poteva utilizzare il fiore, oppure la foglia oppure ancora la radice, era tutto parte di un processo sperimentale andato avanti per secoli e di cui si sfruttavano le conoscenze tramandate per lo più per via orale alla stretta nicchia di operatori del settore, visti quasi come santoni.
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Molti di quegli intrugli curativi creati soprattutto nel medioEvo per curare i malanni di re, principi, regine e damigelle sono andati perduti sia per la loro relativa utilità e sia perché sono passati davvero tanti anni ed un tempo la parte più sicura dove conservare una memoria era un pezzo di carta, dalla resistenza all’usura molto molto bassa come si può immaginare. Uno però è giunto ai nostri giorni ed è comunissimo per via di vere proprietà curative e benefiche per il nostro organismo: l’infuso di camomilla. Questa semplice pianta ha un carattere arbustivo e spontaneo, si diffonde nei climi temperati ed è riconoscibilissima perché i suoi fiori sono molto simili a delle margheritine bianche con la parte centrale (in giallo) più sviluppata ed evidente. Proprio i fiori di camomilla, essiccatti e messi leggermente al macero, sono l’ingrediente base per una tisana frequentemente utilizzata tuttora. In realtà di recente la forma più commercializzata è il filtro, fatto di parti essiccate e sminuzzate, comodissimo per preparare rapidamente la tisana immergendolo per qualche minuto in acqua calda; in erboristeria però si possono trovare i fiori di camomilla freschi o in processo di essiccazione, e si può provare a fare in proprio questa tisana.
Parlando dell’infuso di camomilla, tutti noi siamo passati per quel periodo di nervosismo o per quella giornata di mal di pancia in cui qualche saggio ci ha detto “ma fatti una camomilla!”. Lì per lì, un po’ per i nostri sintomi ed un po’ per il tono con cui questa frase viene detta, ci capita di prendere male questo consiglio. In realtà esso è preziosissimo, perché la camomilla è un calmante dall’azione molto potente ma senza alcun effetto collaterale tipico di farmaci con la stessa azione. Essa, attraverso una combinazione di sostanze che contiene, riesce ad agire sulle fasce muscolari e sui nervi di tutto il corpo, eliminando la tensione e contribuendo al rilassamento generale. Pochi sanno infatti che i mal di pancia sono spesso provocati dall’eccessiva tensione dei muscoli addominali, causata chiaramente da un malessere dell’apparato digerente o da altri apparati presenti nel nostro addome. Non solo, questo relax generale chiaramente aiuta anche il sonno, soprattutto in quei casi in cui esso ci è privato da preoccupazioni, pensieri ed altre situazioni di stress comuni oggigiorno sia per questione di studio che lavorative, ma non solo. E’ da provare, anche come tisana giornaliera per contrastare il freddo delle sere invernali.
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