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Come detto al paragrafo precedente, la botanica degli alberi classifica quelli da frutto in alberi maggiori e minori. Questa classificazione dipende dalla superficie che le specie censite sono in grado di occupare durante la loro coltivazione. Gli alberi da frutto definiti “maggiori” sono quelli che occupano grandi superfici e che vengono coltivati presso campi privati. Tra gli alberi da frutto maggiori troviamo l’albicocco, il melo, l’olivo, il ciliegio, il pesco, il susino, il mandorlo e la vite. Gli alberi da frutto minori sono quelli che non occupano grandi superfici coltivate e che hanno quindi una resa produttiva minore. Rientrano in queste specie di alberi, il castagno, il carrubo, il fico, il cotogno, il corbezzolo, il gelso, il nespolo, il noce, il pistacchio, il kaki, il melograno e il sorbo domestico.
La botanica degli alberi forestali classifica le specie arboree sulla base dell’area in cui si sviluppano o in cui vengono coltivate. Gli alberi forestali occupano gli orti botanici ed i parchi pubblici. Molti alberi forestali sono specie tipiche di determinate aree geografiche. Avremo, quindi, gli alberi di montagna o di pianura. Molte specie sono secolari e per la loro struttura morfologica rivestono anche un’importante funzione ornamentale all’interno dei parchi o delle aree protette. Le specie ornamentali, secondo la botanica degli alberi, sono classificate in conifere e latifoglie.
Quelli che la botanica degli alberi censisce e classifica come “frutti tropicali” sono in realtà alberi da frutto tipici dei Paesi caldi. Tra queste specie ricordiamo l’avocado, il mango, l’ananasso e il banano, da cui si ricavano frutti molto apprezzati anche nelle nostre tavole.
La botanica degli alberi censisce separatamente gli agrumi perché si tratta di alberi che comprendono un’infinita varietà di specie e sottospecie. Tra gli agrumi più noti citiamo l’arancio, il limone, il mandarino, il cedro, il bergamotto, il pompelmo, il chinotto e il mapi.
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