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L’incredibile rapporto che si instaura tra giardino e chi lo vive ha delle basi solidissime, come abbiamo visto nel paragrafo precedente, ma non può esser definito “reciproco” se non altro perché non crediamo che il giardino possa amare per davvero chi lo abita. Nonostante ciò, esso fa per coloro che lo abitano le stesse cose e forse anche più di un centro benessere, di una seduta sportiva e di tutte le altre cose che ci aiutano a scaricare lo stress, ma tutte insieme e senza costanti spese economiche. Ma noi cosa facciamo per il nostro giardino? Solitamente il ricambio migliore dei favori che esso fa a noi è una cura costante, precisa ed appassionata, alla maniera del “pollice verde”; tenere infatti il giardino stesso al massimo del suo splendore ed efficienza è quanto di meglio possiamo fare per esso, e ciò si ottiene attraverso dei piccoli lavoretti che hanno nella costanza giornaliera la loro pecca maggiore, se di pecca si può parlare. Curare un giardino è tutt’altro che difficile, perché se si ha quel minimo di buona volontà che ci fa impegnare ogni giorno il tutto risulterà molto semplice, mentre far accumulare le cose da fare farà sembrare insormontabile la mole di lavoro da affrontare.
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Per prendersi cura del proprio giardino l’attrezzo fondamentale è la volontà; in realtà, a voler proprio esser sinceri, questo è l’attrezzo indispensabile per ogni cosa che si fa, dallo studio ai lavoretti di casa. Per i lavori da giardino nello specifico serve anche qualche altra cosa, tipo i classici attrezzi che da sempre accompagnano i lavori della terra: vanga, pala, zappa, rastrello, carriola e poco altro a seconda delle occorrenze. Con queste semplici, economiche attrezzature, i nostri nonni hanno coltivato i campi intorno alle proprie case, sfamato e cresciuto i propri figli ed anche guadagnato qualcosa di soldi. Oggi il mondo è cambiato e ciò è quasi impossibile, ma soprattutto questi attrezzi sono stati evoluti e meccanizzati, per renderli più efficienti, veloci, facili da usare e per rendere meno duro il lavoro, anche se gli attrezzi storici sono ancora utilizzatissimi e diffusi come poche altre cose. Diciamo che quando c’è l’esigenza di avere un briciolo di competitività economico-industriale, anche nel campo dell’agricoltura è quasi d’obbligo rivolgersi alle macchine agricole: con un costo d’acquisto a volte un po’ alto ci si garantisce lavori perfetti e di qualità costante, oltre che rapidissimi (rispetto a quello manuale).
Gli arieggiatori sono dei particolari attrezzi agricoli che hanno anche un grande utilizzo nel micro-mondo del giardinaggio; il loro scopo funzionale è quello di arieggiare il terreno (e non, come potrebbe far pensare il nome, di ventilatori o comunque qualcosa che manda e smuove l’aria), ovvero di separare, smuovere, riposizionare le zolle in modo da permettere ad aria fresca di penetrare il terreno ed all’aria ”esausta” di venirne fuori ed essere smaltita. Infatti, al di là di ciò che si pensa in giro, il terreno ha bisogno di ricambio di aria e di sostanze nutritive, soprattutto nella fase precedente alla inseminazione, per far sì che i semi possano trovare le condizioni migliori per crescere e svilupparsi come piante, fiori, frutti eccetera. L’arieggiatore raggiunge il suo scopo grazie a delle specie di pale che vengono fuori da un rullo, un po’ come un pettine da parrucchiera: questo rullo viene fatto ruotare sul proprio asse (quando è orizzontale e perpendicolare alla direzione del moto) e le pale quindi entrano, scorrono nel terreno, lo smuovono e ne fuoriescono per poi rientrare qualche metro dopo. Tutto ciò grazie di solito ad un motore termico, mentre la spinta in avanti è solitamente manuale.
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