L’esempio riportato sul finire del paragrafo precedente è esaustivo al massimo, ci fa infatti capire come non potrebbe esserci vita senza acqua (ed è, per esempio, questo il motivo per cui quando le agenzie spaziali internazionali cercano via su altri pianeti, cercano prima di tutto l’acqua). E in un deserto come il Sahara o altri sul pianeta Terra, dove non piove o comunque l’atmosfera è secca anche per due o tre mesi consecutivi (se non di più), come fanno le piante a sopravvivere? Bene, il segreto delle piante grasse o succulente per vivere nei deserti (soprattutto quelli caldi, perché nei deserti freddi ci sarebbe il ghiaccio che è comunque acqua, anche se solidificata) è aver ridotto al massimo gli sprechi ed aver imparato ad immagazzinare e conservare l’acqua quando ne giunge in surplus per poterla avere a disposizione quando invece scarseggia. Ed è questo il significato vero delle parole “grasse” e “succulente”: si riferiscono entrambe al contenuto interno della pianta, che è spesso gonfia perché in essa ci sono riserve d’acqua. Tutto ciò è stato fatto con tessuti interni in grado di assorbire l’acqua, riducendo la superficie delle foglie al minimo (perché altrimenti il Sole e le alte temperature le avrebbero prosciugate) facendole diventare spine e con una superficie esterna che non permette all’acqua interna di evaporare e lasciare la pianta, riuscendo a tenere anche di pochissimi gradi la temperatura interna più bassa dell’esterna.
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Nonostante le piante grasse siano riusciti a compiere gli appena citati incredibili adattamenti per poter vivere nei deserti con grande scarsità d’acqua, esse non sono “indistruttibili”; anzi, proprio il fatto che noi le coltiviamo in ambienti con climi chiaramente diverse da quelli naturali per esse, ne induce ed esalta alcune debolezze. Per esempio, le piante grasse, essendo abituate a quantità d’acqua molto ridotte, necessitano di un sottostrato molto drenante e di annaffiature rade, perché non possono sopportare ristagni idrici ed eccessiva abbondanza d’acqua (nel deserto questi due fenomeni sono impensabili). Quando ciò accade, la cosa più frequenza è la lenta agonia della pianta, che si indebolisce e rischi di venir attaccata soprattutto da agenti funginei, che si insediano su di essa per parassitismo e la portano ad una lenta fine. Altro aspetto negativo sono le operazioni che noi compiamo sulle piante, come le potature ed i travasi: se non utilizziamo oggetti puliti e disinfettati, rischiamo di provocare tagli in cui acari, insetti e malattie anche funginee si intrufolano molto rapidamente per poter “mangiare dall’interno” la nostra ricca pianta.
Le piante grasse in generale non sono soggette e predisposte a malattie; anzi, la loro longevità se tenute nelle giuste condizioni è molto apprezzata dagli appassionati del giardinaggio. Ciò che però è importante è la prevenzione di quelle malattie prima citate, perché solo così si possono davvero evitare: innanzitutto bisogna sempre tenere presente l’habitat originario della pianta, il quale è secco, pulito (nemmeno batteri ed insetti riescono a vivere, solo alcune eccezioni), senza ristagni idrici. Di conseguenza dovremmo essere accorti nell’innaffiare la pianta solo quando vediamo il terreno secco, di esporla al sole ma non troppo alle correnti, di garantirle un sottosuolo molto drenante (in tutti i vivai ci sono terreni appositi, sul cui fondo è bene posizionare cocci e materiale grossolano per aumentare l’effetto) e di integrare le sostanze nutrienti attraverso una concimazione sporadica ma precisa. Quando vengono a mancare alcune di queste condizioni, la pianta si indebolisce e viene attaccata o da funghi oppure da insetti parassiti come gli acari; la soluzione in questi casi è riequilibrare il trattamento giusto e recidere le parti della pianta malate se possibile, altrimenti provare con prodotti dedicati i quali però non sempre fanno un gran effetto: meglio evitare prevenendo.
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