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Detto degli attacchi diretti quali punture e simili, che si risolvono in tempi brevissimi con qualche pomata o anche senza, gli attacchi indiretti a volte rischiano di danneggiare cose ben più importanti, fino a creare scompensi economici anche gravi. Ci riferiamo a quelle interazioni tra piante ed insetti o funghi che vedono la pianta stessa soccombere sotto la presenza degli altri due, che possono sia rovinare l’estetica della pianta e sia addirittura portarla alla morte perché si impadroniscono di tutte le sostanze nutritive. Ebbene, nel caso di un giardino ciò è di certo grave, perché la componente estetica di un giardino è molto importante, ma lo è ancora di più se ciò avviene in coltivazioni professionali, dove il raccolto è l’unico bene che l’azienda agricola possiede. Se esso dovesse perdersi, chi ripagherà del lavoro l’azienda? E’ chiaro che né gli insetti, né i funghi sono coscienti di tali scenari, però spesso provocano piccoli/grandi disastri economici, per cui si studia come limitare le conseguenze dei loro “attacchi” oppure come evitarli del tutto. I modi di combattere tali affezioni si possono distinguere in due grandi gruppi, quelli a base chimica e quelli a base biologica.
Il nome volgare e comune di questo insetto rende facilmente l’idea di quale sia il bersaglio preferito ed il più frequente di questo insetto: il cavolfiore. Tutto ciò probabilmente non è una conoscenza di pubblico dominio, ma è certo che i nostri nonni (la cui maggior parte ha di certo passato almeno la prima parte della vita ad aiutare la famiglia nei campi) sanno perfettamente di cosa stiamo parlando. In realtà, il nome scientifico della cavolaia è Pieris Brassicae e descrive un insetto che potrebbe essere benissimo preso per una falena: ha una colorazione biancastra o al massimo leggermente grigia (dipende dal periodo in cui nasce e dal sesso) con delle striature nere ai vertici nei maschi o due macchie (una per ala) nelle femmine, vola con grazia e leggiadria ed è facile da incontrare anche nei campi incolti o in prati aperti. Questa è la forma adulta, ma come spesso accade quello che crea i maggiori danni è lo stato larvale degli insetti; con la cavolaia ciò non cambia: le larve della Pieris brassicae (cugina strettissima della Pieris rapae, che infesta le rape) sono fitofaghe, ovvero mangiano le foglie della pianta che infestano – il cavolo – fino a lasciarne solo le nervature più grosse, e ciò ci può far capire come questo impedisca alla pianta di crescere e portare i suoi frutti.
Le infestazioni della cavolaia si possono diagnosticare in vari modi: innanzitutto la forma adulta, come abbiamo descritto, è molto ben visibile e riconoscibile, ma soprattutto si possono vedere sulla faccia inferiore delle foglie delle piante sotto attacco sia le uova che, successivamente, le larve in azione. Le uova sono piccole e di colore chiaro, solitamente in basso numero (fino a massimo dieci per foglia) e sparse singolarmente, mentre le larve sono piccoli vermicelli che mangiano la foglia rosicandola per accrescersi rapidamente. Gli attacchi si hanno nel periodo tra marzo e novembre, perche in questi mesi ci sono due generazioni complete di cavolaia. Il rimedio che si può attuare è di tipo chimico quando l’infestazioni è massiccia, ovvero quando c’è la presenza di un gran numero di individui su un non esteso numero di piante; nel caso in cui invece la cavolaia si è appena presentata (e, per fortuna o bravura, ce ne siamo accorti presto), è bene ricorrere alla lotta biologica, perché la cavolaia ha vari nemici naturali, tutti appartenenti al genere degli Imenotteri: in particolare si hanno tre specie, di cui una è una feroce cacciatrice di larve, l’altra è una mangiatrice di uova mentre la terza parassita gli esemplari adulti e li porta alla morte.
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