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In realtà noi esseri umani non ci accorgiamo e né ci curiamo dei cicli naturali finché uno dei loro corsi non interferisce con le nostre vite; tralasciando il discorso della morte, appena accennato nel paragrafo precedente ma comunque troppo complicato, un esempio lampante di ciclo del tutto naturale che però non ci piace è quello che vede qualche insetto attaccare una pianta che amiamo e che magari coltiviamo con cura nel nostro giardino. E’ una situazione che molti odiano e per cui se la prendono con la natura, non capendo che essa è solo un modo per la natura di regolarsi e controllarsi, permettendo a varie specie di sopravvivere; noi non siamo in grado di capirlo perché anteponiamo la nostra vita alla natura stessa, ma non è una cosa giusta perché noi siamo parte della natura e dobbiamo sottostare alle sue leggi. L’ “odio” verso le avversità delle nostre piante si amplifica grandemente quando c’è un business legato ad esse, in quanto ci sono tante persone che lavorano nelle colture e quindi è una situazione piuttosto comune. In questo caso ci sono molte possibilità di lotta, ma consigliamo di evitare la lotta chimica che rischia solo di comportare conseguenze gravi anche a noi stessi.
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La mosca dell’ulivo (o olivo, come è più spesso nominato in relazione a questo insetto) è una specie di insetto il cui nome scientifico è Bactrocera oleae; essa ha l’aspetto molto simile a quello di una comune mosca (anche se ci sono elementi distintivi e li vedremo) ma soprattutto è conosciuta soprattutto perché infesta gli alberi di ulivo con le proprie larve, davvero ghiotte della drupa di questa pianta (ossia, l’oliva). Come accade per la maggior parte degli insetti che infestano le piante, lo stadio del loro ciclo vitale che crea maggiori problemi è quello larvale, perché in questa fase l’organismo ha il maggior bisogno di nutrienti e quindi è estremamente vorace e aggressivo rispetto a ciò che lo circonda. Visto che la mosca dell’olivo depone le proprie uova in un buco piccolissimo scavato sulla superficie dell’oliva, la larva si troverà all’interno della drupa e si ciberà con voracità di gran parte della polpa interna. L’apposizione avviene tramite il canale posteriore simile ad un pungiglione (prima differenza con la mosca), che fora la superficie e depone l’uovo. Questi in qualche giorno si schiuderà per lasciare la larva, il cui unico pensiero sarà cibarsi e crescere.
L’attacco della mosca dell’olivo alle nostre piante è favorito da varie situazioni e condizioni, alcune controllabili ed altre meno; diciamo immediatamente che gli scienziati sono riusciti a sviluppare cultivar di olio in grado di resistere, o meglio, di non attirare le mosche dell’olivo e quindi sono immuni da questa invasione. Altra condizione determinante è il clima, perché la mosca dell’olivo vuole un clima mediamente caldo (tra i venti ed i trenta gradi centigradi) ed una discreta umidità, mentre non riesce a sopravvivere quando le temperature superano i trenta gradi e contemporaneamente si ha una certa secchezza dell’aria. I metodi di lotta alla mosca dell’olivo sono distinti, come tutti gli altri, in biologici e chimici; quelli chimici risultano di certo efficaci, ma come al solito è bene evitarli (se non necessario assolutamente) perché si tratta comunque di sostanze che resteranno nella pianta e nei suoi frutti, e ciò non è un bene per la nostra salute. La lotta biologica si può praticare inserendo nell’ecosistema delle nostre piante uno dei nemici naturali della mosca dell’olivo; sfortunatamente essa ne ha veramente pochi, qualche dittero soprattutto, i quali sono voraci nei confronti delle larve, quindi impediscono lo sviluppo di successive generazioni della specie stessa. Infatti la mosca dell’olivo ha un breve ciclo di vita, perciò accade che dall’estate al pieno autunno si possono avere più generazioni e più attacchi, con molti danni.
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