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L’acero italico preferisce i climi temperati, però si sviluppa bene anche negli ambienti caratterizzati da inverni non eccessivamente rigidi, infatti è in grado di resistere a temperature di alcuni gradi sotto lo zero. Le esposizioni migliori sono gli ambienti completamente soleggiati, però vegeta bene anche nelle aree parzialmente ombreggiate. In fatto di terreno l’acero opalo è una pianta piuttosto adattabile, però predilige i suoli calcarei, ben drenati e sassosi, si sviluppa bene anche sui terreni argillosi non eccessivamente compatti, mentre rifugge quelli acidi. Questa specie è originaria del bacino del Mediterraneo, però è diffusa anche nei Balcani e nell’Africa settentrionale; nel nostro Paese è presente nelle regioni centro-meridionali fino a 1000-1200 m di altitudine.
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L’acero italico è una specie piuttosto polimorfa, infatti comprende diverse sottospecie tra cui le più importanti sono l’acero napoletano (Acer opalus neapolitanum) e l’acero d’Ungheria (Acer opalus obsatum). L’acero napoletano è caratterizzato da foglie pelose sulla pagina inferiore e piuttosto grandi, lunghe 10-14 cm e larghe mediamente 15 cm, è diffuso prevalentemente nel sud Italia. L’acero d’Ungheria, rispetto al precedente, ha le foglie più piccole ed è presente anche nella Penisola Balcanica.
L’acero opalo si moltiplica per seme, però ricorrendo alla propagazione per talea si ottengono esemplari identici alla pianta madre; l’impianto si effettua in autunno oppure a fine inverno-inizio primavera. Nel caso di rimboschimenti si mettono a dimora delle piante giovani alte 0,5-1 m e poco distanziate tra loro, mentre nei parchi pubblici si utilizzano piante alte 3 m, aventi una circonferenza del fusto di 16-18 cm e distanziate tra loro almeno 6 m; le dimensioni della buca sono di 60 X 60 cm con una profondità di 80 cm, inoltre per il sostegno sono necessari due tutori in legno alti 2 m da piantare nel terreno ed un traversino attaccato ad essi e legato alla pianta.
L’acero italico viene coltivato a scopo ornamentale per la colorazione delle foglie in autunno nei parchi pubblici e nei giardini anche come esemplari isolati, per effettuare rimboschimenti in consociazione ad altre latifoglie, per il recupero ambientale di aree fortemente calcaree e per la formazione di alberature stradali. Con la potatura ci si limita ad eliminare le parti secche o danneggiate ed eventuali rami posizionati troppo in basso nel caso dei viali alberati.
La concimazione si esegue durante all’impianto apportando del letame maturo, negli anni seguenti, qualora fosse necessario, si distribuisce del concime complesso a lenta cessione alla ripresa vegetativa. Nei primi anni successivi all’impianto vengono eseguite delle irrigazioni, mantenendo il terreno umido durante l’estate, mentre quando l’albero è adulto resiste alla siccità e si interviene soltanto dopo lunghi periodi di asciutta.L’acero opalo è una pianta abbastanza soggetta ad attacchi di parassiti, tra i funghi si ricordano l’oidio, che colpisce le foglie, i cancri rameali di Nectria galligena e la verticillosi, la quale si instaura nel sistema vascolare provocando il disseccamento dei rami. L’insetto più pericoloso è un coleottero xilofago che può colpire i giovani esemplari in vivaio, ma anche alberi adulti, provocando disseccamenti all’intera pianta; attualmente il metodo di lotta più efficace consiste nell’eliminazione delle piante attaccate. Un altro parassita animale è il ragnetto rosso, un acaro che attacca anche altri aceri.
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