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La betulla bianca preferisce i climi temperati freddi, infatti resiste agli inverni particolarmente rigidi ed ai venti freddi, però si adatta anche ai climi mediterranei montani, ove le temperature estive non sono eccessivamente elevate. Le esposizioni migliori sono gli ambienti completamente soleggiati in quanto si tratta di una specie eliofila, però vegeta bene anche in aree parzialmente ombreggiate. In fatto di terreno la betulla è una specie molto adattabile, infatti si sviluppa su suoli particolarmente acidi, poveri, torbosi, anche calcarei, aridi e sassosi, però predilige i terreni sciolti, freschi, profondi, umidi e ben drenati, mentre non gradisce quelli troppo compatti, soggetti a ristagni idrici prolungati. Questa specie è originaria dei continenti europeo ed asiatico, nel nostro Paese è diffuso nella fascia alpina ed appenninica fino ad un’altitudine di 2000 m.
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La betulla si moltiplica prevalentemente per seme, in minor misura per talea e propaggine in quanto, nonostante permettono di ottenere esemplari identici alla pianta madre, possono condurre a risultati insoddisfacenti. La semina si effettua in semenzaio ponendo i semi in contenitori con un substrato leggero e fertile, costituito da un miscuglio di torba e sabbia, che deve essere inumidito, in seguito vanno mantenuti al buio per favorire la germinazione, mentre all’emergenza delle piantine, si aumenta la luminosità. Successivamente le piantine si mettono a dimora in vivaio, dove permangono per almeno 2-3 anni.
La betulla bianca possiede una notevole capacità di colonizzare i terreni poveri, anche quelli soggetti a frane ed incendi, in quanto produce tantissimi semi che vengono dispersi dal vento ed, inoltre, germinano piuttosto velocemente e resistono ottimamente alle diverse condizioni ambientali. Nei climi particolarmente freddi (Alpi e prealpi) si trova nei boschi misti in associazione a larice, pino silvestre, ontano e faggio, sugli Appennini delle regioni centrali con castagni e querce, mentre negli ambienti montani del sud Italia la betulla è presente perlopiù come albero isolato.
La betulla viene coltivata in selvicoltura per il consolidamento di versanti franosi o di zone soggette ad incendi, in Scandinavia e in Russia per costituire cedui (turni di 15 anni) e fustaie (turni di 40-60 anni) ed a scopo ornamentale in parchi e giardini cittadini in quanto sopporta bene l’inquinamento atmosferico. Con la potatura ci si limita ad asportare i rami secchi, danneggiati ed i polloni alla base della pianta; è consigliabile eseguire pochi interventi perché in caso contrario si favorisce l’instaurarsi delle malattie fungine del legno. La concimazione si esegue durante all’impianto apportando del letame maturo, negli anni seguenti, qualora fosse necessario, si ripete la stessa operazione prima della ripresa vegetativa. L’irrigazione è necessaria nei primi anni successivi all’impianto, in fase adulta resiste alla siccità e si interviene soltanto in seguito a lunghi periodi caldi e asciutti. Il bagolaro è una pianta rustica, per cui è poco soggetta ad attacchi di parassiti.
Il legno della betulla è indifferenziato, resistente, molto fine, elastico, con le fibre dritte, di colore biancastro e di facile lavorazione. In Scandinavia ed in Russia viene impiegato per fabbricare mobili tranciati, pasta da carta e compensati; inoltre è utilizzato anche nella produzione industriale dell’inchiostro e come legna da ardere. Sempre nel nord Europa viene estratta la linfa molto ricca di zuccheri per sottoporla a fermentazione ottenendo il così detto vino di betulla. Questa pianta contiene un olio essenziale che possiede proprietà balsamiche, antisettiche e diuretiche; in Russia dalla corteccia si estraggono i tannini.
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