Il Leccio è presente in tutta Italia con l’esclusione della Valle d’Aosta, da 0 a 1800 metri sul livello del mare, prevalentemente in boschi aridi e macchia mediterranea. Si identifica con la sua presenza il clima di tipo mediterraneo, è quindi molto rappresentato nelle isole maggiori, e nelle regioni tirreniche e ioniche, mentre sul versante adriatico è più sporadico, anche se nelle Marche, in Abruzzo e Puglia se ne trovano formazioni molto estese. Molto resistente alla siccità, si adatta a vari tipi di substrato con l’unica eccezione di quelli compatti di tipo argilloso, o comunque con un certo ristagno idrico. Al di fuori del suo areale vegeta su suoli basici. Non ama suoli troppo degradati pur essendo specie frugale. Ha maggiore resistenza al freddo e all’ombreggiamento e minore alla carenza idrica di una specie simile, la cosiddetta Sughera. La temperatura media del mese più freddo non deve essere inferiore e +1/+2 °C.
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La propagazione avviene per seme, utilizzando le ghiande entro due mesi dalla loro maturazione, tenendo conto che il Leccio come altre querce non ama i trapianti, dato l’apparato radicale fittonante, quindi i semenzali vanno messi a dimora entro 1-2 anni. I trapianti di 4-5 anni, invece, possono far fatica a attecchire. In alternativa si può procedere con la propagazione vegetativa usando i polloni radicali che la pianta emette spontaneamente. Il terreno va in ogni caso sistemato a buche e lavorato in profondità. In fase giovanile il Leccio preferisce un certo ombreggiamento e può tollerare una certa densità laterale. La coltivazione del Leccio per la produzione di combustibile prevede il governo a ceduo, il turno si aggira sui 12-15 anni circa. In giardino può essere impiegato anche per la formazione di siepi, perché sopporta potature e capitozzature senza problemi. Resiste assai bene all’inquinamento atmosferico, quindi è adatta anche a alberature stradali. Può essere potato in forma topiaria con ottimi risultati, soprattutto quando viene accostato a una bordura mista all’inglese che crei un contrasto con la forma geometrica dell’albero.
Fra i parassiti del Leccio ricordiamo Coroebus florentinus, un coleottero che scava gallerie nei rametti e si nutre delle ghiande e può danneggiare molto severamente le piante sino a farle morire in caso di attacchi ripetuti negli anni o nel caso di piante giovani, l’ascomicete Taphrina kruchii che provoca l’affastellamento dei rametti (detti a scopazzi), e il basidiomicete Stereum gausapatum che provoca carie del legno. Si segnala anche Kermes vermilio, che succhiandone la linfa può portare la pianta a disseccamento totale della chioma in caso di infestazioni massicce.
Il legno del Leccio è molto duro e difficile da lavorare. Un tempo veniva usato per costruire pezzi di carri agricoli e altri attrezzi che dovevano dar prova di grande resistenza all’usura. Ha tendenza a imbarcarsi e spaccarsi. Produce un carbone eccellente.
Tra le varietà di Leccio segnaliamo:
Quercus ilex “Biton” a foglie grandi e larghe.Quercus ilex “Fordii” detta anche “Angustifolia” con portamento compatto e conico, a foglie piccole e strette. Arriva solo fino a 10 m di altezza, ma tollera i terreni salini, quindi è adatta ai litorali.Quercus ilex “gramuntia” a crescita lenta e portamento cespuglioso, compatta, con foglie dentate e spinose.
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