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L’Olivagno è naturalizzato in Italia solo in Emilia Romagna, Veneto e Friuli tra 0 e 600 metri sul livello del mare. Il suo habitat tipico lo vede associato con i consimili a formare densi boschetti, lo si trova sovente in ambienti ripariali, da solo oppure associato a Populus o Tamerice. Tollera assai bene i venti salmastri. E’ pienamente rustico e cresce al meglio quando gli inverni sono freddi e le estati calde. Dal punto di vista della tessitura del terreno l’Olivagno è piuttosto accomodante, dato che cresce sia su suoli sabbiosi che su quelli grassi e argillosi, preferendo in ogni caso un’umidità da media a elevata. Non cresce su suoli acidi e il pH minimo che può tollerare è pari a 6, salvo rare eccezioni dovute probabilmente ad altre (non meglio riconosciute) caratteristiche particolari del sito. Tollera suoli alcalini o salini ma non sopporta altrettanto bene l’eccessivo disturbo fisico dovuto per esempio alle inondazioni o alle piccole frane del luogo in cui cresce. Può sopravvivere al di sotto della superficie del terreno dopo un incendio e ricacciare dalla base. Tollera l’ombreggiatura ma preferisce il pieno sole.
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L’Olivagno viene di solito propagato per seme. Eventualmente la propagazione vegetativa si effettua prendendo talee legnose di circa 20 cm a cui vanno tolte le spine e le ramificazioni laterali. Se viene allevato a albero va potato, per sviluppare prima e mantenere in seguito, una struttura forte. L’Olivagno è ideale per costruire siepi libere, per attrarre la fauna selvatica (è una pianta molto amata dai volatili che la usano anche come sito di nidificazione) e per creare contrasti molto piacevoli tra il colore grigio-verde del suo fogliame e il colore di altre specie, in giardini di piccole-medie dimensioni. Ideale affiancato a pioppi, salici, betulle e in vicinanza dell’acqua. Bellissimo se allevato a cespuglio e accostato a altri arbusti sul fondo di mixed-borders. Può essere coltivato con successo anche in larghi contenitori. Per le sue caratteristiche può essere impiegato in località marittime con ottimi risultati, magari affiancato alla Tamerice comune. Dato che le foglie restano dello stesso colore anche prima di cadere, la pianta diventa molto interessante in autunno per creare macchie di colore in contrasto con le chiome di altre specie vegetali decidue che assumono tinte calde, in particolare aceri, liquidambar, un Crataegus come il crus-galli o il persimilis, un Sorbus, oppure grandi gruppi di graminacee come il Panicum “Warrior” o Stipa gigantea o Imperata cylindrica “Rubra”magari associate anche a Buxus sempervirens potati a sfera. L’Olivagno è una specie interessante anche in inverno a causa della struttura della sua ramificazione che crea un disegno particolare. Bello quindi se circondato da bulbose primaverili come galanthus, oppure da un tappeto di Helleborus, e affiancato da Cornus o Salix o Betula utilis.
L’Olivagno è sensibile alla verticillosi che può condurlo alla morte, ai cancri del legno sia sul tronco che sui rami dove attaccano solo le estremità rendendo marroni le foglie che poi persistono abbruttite sulla pianta.
Il legno di Olivagno è un ottimo combustibile.
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