Arancio dolce - Citrus sinensis

Generalità

L’arancio dolce appartiene alla famiglia delle Rutacee, al genere Citrus ed alla specie sinensis.

È un albero di modeste dimensioni, in grado di raggiungere un’altezza di 12 m, con una chioma densa e tondeggiante. I rami, su alcune cultivar, presentano delle spine all’ascella della foglia, i germogli sono sempre verdi e mai rossastri, le radici sono fittonanti e si sviluppano in profondità. Le foglie sono sempreverdi, di colore più chiaro rispetto a quelle dell’arancio amaro, allungate e sono caratterizzate da un picciolo con protuberanze simili a delle piccole ali. I fiori, detti anche zagare, sono ermafroditi, con cinque petali bianchi, solitari o più spesso riuniti in mazzetti agli apici dei rami e molto profumati. La differenziazione delle gemme a fiore avviene a novembre-dicembre e si evidenzia da metà dicembre a metà gennaio; la fioritura avviene a primavera sui rami misti di un anno o, in minor misura, sui germogli, si possono verificare sia l’autoimpollinazione che l’impollinazione anemofila, entomofila (operata dagli insetti pronubi).

Frutto di Arancio con foglie

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Frutti

Il frutto è una bacca, detta anche esperidio, tondeggiante, leggermente ruvida, con un epicarpo coriaceo, arancione ed un mesocarpo bianco, membranoso e spugnoso; epicarpo e mesocarpo costituiscono la buccia. L’endocarpo è suddiviso in 8-12 spicchi delimitati da sottili pareti membranose contenenti la polpa ed i semi. La polpa è costituita da vescicole contenenti una soluzione acquosa ricca di zuccheri ed acidi. I semi sono biancastri, ovoidali e contengono più embrioni, però uno solo deriva dalla fecondazione, mentre gli altri sono partenocarpici, molto graditi dai consumatori. Va tenuto conto che la presenza di impollinatori, della stessa o di altre specie, può ostacolare il fenomeno della partenocarpia.

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Clima e terreno

L’arancio dolce, come tutti gli agrumi, preferisce i climi temperati caldi, l’ambiente ideale è il bacino del Mediterraneo; teme i freddi invernali e le gelate tardive. Le temperature inferiori allo zero possono provocare la cascola delle arance, valori di – 10 °C provocano la morte della pianta, mentre quelli di 2 °C sono ancora tollerati; le oscillazioni termiche ottimali per lo sviluppo vegetativo e riproduttivo variano da 22 a 32 °C, mentre al di sopra dei 40 °C si ottengono frutti poco sapidi, per cui di scarso valore commerciale. La pianta teme i forti venti, soprattutto quelli salsi, per cui in zone soggette a questi fenomeni è necessario adottare delle barriere frangivento, che si effettuano generalmente con cipressi o eucalipti; le esposizioni migliori sono gli ambienti molto luminosi, tollera anche il sole diretto. L’arancio dolce predilige terreni sciolti, di medio impasto, profondi, ben drenati, con pH tra 6 e 8, con un buon contenuto di sostanza organica cosicchè il suolo sia ben areato. In queste condizioni la vegetazione risulta più lussureggiante e le produzioni sono abbondanti, con frutti più succosi, meno acidi, con buccia più sottile e pigmentata. Nei suoli pesanti e compatti sono più piccoli, meno zuccherini, con una buccia spessa, però resistono meglio ai trasporti. Durante il periodo invernale si possono verificare situazioni di ristagni idrici, per cui gli alberi risultano sensibili ai marciumi radicali; la varietà “Ovale” vegeta bene sui terreni argillosi.

I suoli troppo sabbiosi lasciano percolare molto facilmente l’acqua e sono soggetti a fenomeni di lisciviazione degli elementi nutritivi, specialmente l’azoto. L’arancio dolce è originario del Vietnam, dell'India e della Cina meridionale; è l’agrume più coltivato al mondo. I principali Paesi produttori di arance sono il Brasile, gli Stati Uniti, il Messico, l’India, l’Italia, la Cina e la Spagna; nel nostro Paese la coltivazione di arancio dolce è diffusa al meridione, prevalentemente nelle zone costiere di Calabria e Sicilia. In California ed Arizona gli impianti sono localizzati nell’entroterra, per cui è necessaria la protezione dalle gelate primaverili mediante il riscaldamento, pratica molto costosa da attuare soltanto su agrumeti industriali molto vasti.


Varietà

Le cultivar di arancio dolce si distinguono tra loro a seconda del colore della polpa e dell’epoca di maturazione. Le varietà a polpa sanguigna rappresentano oltre il 60 % della produzione italiana, mentre quelle a polpa bionda si suddividono in ombelicate (gruppo Navel) e non ombelicate (cultivar bionde). Le varietà pigmentate sono Tarocco, Moro e Sanguinello, hanno una colorazione sanguigna dovuta alla presenza di antociani; sono coltivate prevalentemente in Sicilia. Le cultivar del gruppo Navel più importanti sono Brasiliano, Washington Navel, Navelina e Navelate, presentano una protuberanza detta anche ombelico, sono apireni, vigorose, spinescenti, resistenti al freddo, sensibili alla siccità durante la fioritura e l’esperidio ha una pezzatura grossa. Tra le cultivar bionde non ombelicate si ricordano Belladonna, Biondo comune, Maltese, Cadenera, Ovale e Valencia late (le ultime due impiegate per le spremute); i frutti hanno polpa e buccia gialla o arancione e le piante resistono meglio ai parassiti. L’arancio dolce ha un calendario di maturazione che va da novembre fino ad aprile-maggio; le principali varietà, dalla più precoce alla più tardiva, sono: Navelina, Washington Navel, Belladonna, Moro, Tarocco, Sanguinello, Ovale e Valencia late.


Portainnesti

La propagazione avviene per seme nel caso dei portainnesti e tramite innesto per le cultivar. Dai semi monoembrionici si ottengono piantine disformi, mentre da quelli poliembrionici si sviluppano semenzali omogenei grazie al fenomeno dell’apomissia, per cui vengono impiegati quest’ultimi.

I portainnesti principali sono l’arancio amaro, il citrange e l’arancio trifogliato. Il primo è il portainnesto più diffuso nel bacino del Mediterraneo, le radici sono molto profonde, si adatta a molti tipi di terreno, ma non a quelli compatti, imprime un vigore medio ed una buona longevità agli alberi. Resiste alle basse temperature e tollera alcuni parassiti come la gommosi del colletto ed i marciumi radicali, mentre risulta sensibile al mal secco ed al virus della tristezza.

Il citrange è dotato di radici abbastanza profonde, rifugge i terreni troppo compatti, viene impiegato nel reimpianto degli agrumeti perché resiste ai nematodi, induce una media vigoria alla pianta, buona produttività ed ottima qualità, con una colorazione migliore delle arance pigmentate.

L’arancio trifogliato è molto impiegato in Cina e Giappone, rifugge i terreni calcarei, però vegeta bene su quelli compatti, ha una resistenza al freddo molto buona, così come ai parassiti, tranne al virus dell’Exocortite, , induce una media vigoria alla pianta, buona produttività ed ottima qualità.


Tecniche di coltivazione

La messa a dimora avviene in primavera, a seconda delle aree da fine marzo a maggio, quando il rischio da gelate tardive è passato; la lavorazione profonda del terreno deve essere preceduta, alcuni mesi prima, da una concimazione di fondo. Le distanze d’impianto variano in base alla vigoria del portainnesto e della varietà innestata su di esso, nel caso dell’arancio amaro i sesti sono di 5 X 5 m, mentre con cultivar poco vigorose innestate sull’arancio trifogliato le distanze mediamente sono di 5 X 3 m, con una densità variabile da 400 ad oltre 600 piante/ha. La forma di allevamento adottata è il globo a chioma piena che facilita le cure colturali come potatura e raccolta, protegge la pianta dall’elevata insolazione e dai venti forti, ostacola la crescita delle erbe infestanti intorno all’albero grazie all’ombreggiamento e favorisce una rapida entrata in produzione in quanto necessita di poche operazioni di potatura in fase d’allevamento, però bisogna eliminare o raccorciare i parecchi germogli verticali vigorosi che possono prendere il sopravvento sulle branche. Gli interventi di potatura, effettuati manualmente ed annualmente prima della fioritura, consistono nel diradare alcuni rami misti, i succhioni alla base delle branche principali, i rami più bassi per favorire una miglior circolazione d’aria e quelli secchi e deperiti. In alternativa possono essere eseguiti delle operazioni meccaniche su base pluriennale, consistenti nella potatura laterale o hedging, di solito svolta sui due lati che guardano verso l’interfila e nella potatura di cima in modo da contenere lo sviluppo delle piante in altezza e da favorire il rinnovo e la penetrazione della luce. Va sottolineato che la potatura annuale attenua l’alternanza di produzione ma risulta molto onerosa.


Cure colturali

Mediante la concimazione si forniscono alla pianta gli elementi nutritivi, l’azoto aumenta la produzione, il fosforo migliora la resa in succo, l’acidità e la buccia dei frutti, influenzandone positivamente la qualità, il potassio migliora la pezzatura delle arance, la resistenza a freddo e siccità. L’azoto va somministrato a fine inverno e dopo l’allegagione per le cultivar tardive, mentre fosforo e potassio si apportano durante la stagione delle piogge per fare in modo che si approfondiscano nel terreno in quanto poco mobili; si possono eseguire applicazioni fogliari nel caso si verificassero carenze di microelementi. Il fabbisogno idrico dell’arancio dolce si aggira intorno ai 1200 mm annui, durante l’estate bisogna intervenire con l’irrigazione la mattina presto o la sera, eventuali eccessi idrici possono provocare l’asfissia radicale ed una diminuzione di zuccheri e dell’acidità delle arance. Va fatta molta attenzione alla qualità delle acque d’irrigazione perché se saline possono provocare fenomeni di fitotossicità. Vista l’epoca di maturazione, i frutti dell'anno precedente possono essere ancora sulla pianta durante la fioritura successiva. Gli indici di maturazione più applicati per l’epoca ottimale di raccolta sono il colore di buccia e polpa, il contenuto in succo (dal 30 al 35 %), il contenuto di zuccheri ed acidi ed il rapporto solidi solubili/acidi (6 per le varietà precoci, 10-12 per quelle tardive). Un albero adulto produce circa 500 frutti all’anno.


Arancio dolce - Citrus sinensis: Parassiti

L’arancio dolce è una specie soggetta ad attacchi di parassiti, tra i funghi si ricordano il mal secco, la gommosi del colletto, i marciumi radicali e la muffa azzurra, che causa marcescenza nei frutti, il virus principale è la tristezza degli agrumi. I parassiti animali più pericolosi sono la mosca della frutta, la cimicetta, gli afidi, le cocciniglie e l’acaro ragnetto rosso. Per contrastare insetti ed acari vengono fatti monitoraggi e campionamenti, al superamento delle soglie di intervento si possono effettuare trattamenti chimici, tenendo conto della presenza degli insetti utili; inoltre è buona prassi agronomica mantenere la chioma arieggiata ed eseguire concimazioni equilibrate, evitando apporti eccessivi di sostanze nutritive, soprattutto di azoto.


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