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Il chinotto preferisce i climi temperati caldi e subtropicali, è sensibile ai freddi invernali ed alle escursioni termiche troppo elevate. Le temperature ottimali per lo sviluppo vegetativo e riproduttivo variano da 22 a 32 °C, mentre al di sotto dello zero la pianta rischia di morire. L’albero teme i forti venti, per cui in zone soggette a questi fenomeni è necessario adottare delle barriere frangivento, viene esposto in ambienti molto soleggiati. Il chinotto predilige i terreni sciolti, di medio impasto, fertili, profondi, ben drenati e con un buon contenuto di sostanza organica, mentre rifugge i suoli troppo argillosi e compatti in quanto risulta sensibile all’asfissia radicale. È una specie originaria della Cina meridionale, ma è coltivata prevalentemente in Italia nella riviera ligure e nelle prime colline litoranee in provincia di Savona, in minor misura è presente in Calabria, Toscana, Sicilia e nella costa azzurra francese.
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Questa pianta si propaga per innesto, i portainnesti più impiegati sono gli aranci amaro e trifogliato. Il primo è in grado di adattarsi su terreni limosi, argillosi ma ben drenati e moderatamente calcarei, mentre rifugge quelli troppo compatti. L’arancio trifogliato teme i suoli calcarei, però vegeta bene su quelli umidi e compatti, rispetto all’arancio amaro resiste meglio al freddo ed ai parassiti e induce una minore vigoria alla cultivar innestata su di esso.
La lavorazione profonda del terreno è preceduta da una concimazione di fondo a base di letame maturo. La forma di allevamento adottata è il globo a chioma piena, con le branche inserite sul fusto a 40-50 cm da terra. Questo sistema facilita le cure colturali come potatura e raccolta, protegge la pianta dall’elevata insolazione e dai venti forti, ostacola la crescita delle erbe infestanti intorno all’albero grazie all’ombreggiamento e favorisce una rapida entrata in produzione in quanto necessita di poche operazioni di potatura in fase d’allevamento. L’entrata in produzione dell’albero avviene al 4°-5° anno dalla messa a dimora. La potatura si effettua ogni anno, in primavera, è piuttosto energica e consiste nell’eliminazione dei rametti affastellati in modo da lasciare quelli ben distanziati per favorire un buon arieggiamento della chioma, dei succhioni, dei rami secchi e malati. La concimazione viene eseguita durante l’inverno col letame maturo. Il periodo estivo è caratterizzato da poche precipitazioni, per cui bisogna intervenire con l’irrigazione.
La raccolta dei frutti è scalare: da metà settembre a tutto dicembre, cogliendo un terzo di frutti verdi e due terzi di frutti gialli ed aranciati. In media una pianta può dare, nel periodo medio di produttività, 400-500 frutti di dimensioni e grado di maturazione diversi. Commercialmente i frutti si classificano in regolari (da 18 g in su), medi (9-17 g), piccoli (meno di 9 g). L’impiego principale dei piccoli esperidi amari è per la preparazione della bevanda conosciuta come chinotto. Altri utilizzi consistono nella preparazione di canditi, liquori, marmellate e mostarde.
Il chinotto è una pianta soggetta ad attacchi di parassiti, tra i funghi il più pericoloso è il mal secco, che provoca l’occlusione dei vasi interrompendo il trasporto della linfa, per cui è consigliabile proteggere le piante dalle avversità meteoriche come la grandine, eliminare i rami infetti ed eseguire trattamenti preventivi con fungicidi a base di rame. Tra i parassiti animali si ricordano le cocciniglie, la tignola della zagara e l’acaro ragnetto rosso, in questi casi al superamento delle soglie di intervento si possono effettuare trattamenti chimici, tenendo conto della presenza degli insetti utili.
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