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Le compresse sono ricavate dalla compressione o pressatura di sostanze chimiche o naturali ridotte in polvere o in granuli. Tantissimi medicinali di uso comune sono prodotti proprio in compresse, che rappresentano la più semplice modalità di assunzione di moltissimi principi attivi. Per evitare la disaggregazione o la dispersione delle polveri attive, le compresse vengono arricchite di altre sostanze dette “eccipienti”, che mantengono inalterato il principio attivo ed evitano la disgregazione del composto in polvere. In base alla loro funzione, gli eccipienti delle compresse possono essere diluenti, antiadesivi, lubrificanti, assorbenti o disaggreganti. I diluenti aumentano la massa della compressa rendendola più lavorabile; gli antiadesivi evitano che la compressa si attacchi allo stampo di lavorazione; stessa funzione hanno anche i lubrificanti, che evitano l’attaccamento delle polveri allo stampo. Gli eccipienti assorbenti servono ad aggregare meglio i composti granulari della compressa, mentre i disaggreganti diminuiscono il tempo di “scioglimento della compressa”. Tutti gli eccipienti della compressa sono riportati nella confezione della stessa. Leggendola si scoprirà che le compresse da assumere contengono amido ( sostanza disaggregante), gelatina o altri composti colloidali a funzione assorbente o stearati di calcio e magnesio con funzioni lubrificanti e antiadesive. Gli eccipienti possono essere aggiunti anche per migliorare l’spetto estetico della compressa. E’ il caso dei coloranti che danno vita a compresse di varia tonalità. Alcuni eccipienti possono servire a migliorare il gusto della compressa. E’ il caso del mannitolo, che viene aggiunto alle compresse masticabili dando una sensazione di freschezza. Le fasi di lavorazione della compressa comprendono anche il rivestimento, detto confettatura. Il rivestimento può servire a migliorare l’aspetto estetico della compressa, il sapore, ma anche ad evitare il danneggiamento del principio attivo da parte dei succhi gastrici. Molti rivestimenti per compresse consentono il rilascio controllato del principio attivo o lo scioglimento della compressa solo quando essa giunge nell’intestino. I rivestimenti per il rilascio controllato sono ad esempio la cellulosa, mentre quelli gastroresistenti possono essere derivati da sostanze proteiche.
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Oltre che in campo farmaceutico, le compresse trovano ormai ampia applicazione anche in quello erboristico. I criteri di preparazione delle compresse erboristiche sono simili a quelli delle compresse farmaceutiche, cambia però il principio attivo contenuto. Le compresse erboristiche contengono estratti vegetali non sotto forma di polvere comune o di granuli, ma sotto forma di estratto secco. L’estratto secco è la parte pura della pianta. Si ottiene tramite la polverizzazione delle foglie, che vengono immerse in acqua e portate ad alte temperature. Con questo procedimento, la pianta rilascia i suoi principi attivi. Successivamente si fa evaporare la parte liquida, mentre la parte secca rimanente conterrà tutte le molecole della pianta officinale utilizzata. L’estratto secco permette di ottenere il 100% dei principi attivi della pianta, al contrario delle polveri micronizzate che richiedono la lavorazione di ingenti quantità di materia prima per ottenere un livello minimo di principi attivi realmente efficaci.
Le compresse erboristiche vengono prodotte per curare diversi disturbi e per alleviare comuni fastidi. Come per le compresse farmaceutiche, esistono anche le compresse erboristiche per il mal di gola, per l’insonnia, per dimagrire, per combattere la ritenzione idrica, il mal di testa ed i dolori mestruali. Le compresse erboristiche sono prodotte sotto forma di pillole deglutibili, di tavolette masticabili o di pillole da sciogliere in acqua in caso si abbiamo problemi ad ingerirle per intero. Le compresse erboristiche rientrano nella categoria degli integratori alimentari. Esistono compresse erboristiche per migliorare il benessere dell’intestino, per combattere la stipsi ed i fastidi del colon irritabile, ma anche per ridurre la ritenzione idrica o per combattere il senso di fame.
Le compresse naturali per combattere i fastidi gastrointestinali possono essere a base di aloe vera, pianta che si è rivelata efficace nel regolare le funzioni fisiologiche dell’intestino. Le compresse di aloe si usano in caso di colon irritabile, gastriti, coliti, emorroidi e reumatismi. Le compresse sono a base di gel fogliare di aloe vera, questo gel non contiene aloina, sostanza con potenti effetti lassativi e dannosa anche se assunta in dosi minime.
Le compresse rappresentano in erboristeria la principale formulazione per assumere estratti vegetali con effetti dimagranti. Queste compresse possono essere a base di glucomannano, fico d’india, semi di lino e rodiola. Si tratta di piante ricche di fibre e mucillagini che possono aiutare ad aumentare il senso di sazietà durante le diete ipocaloriche. Per i gonfiori intestinali si usano anche compresse a base di finocchio ed anice stellato, piante con effetti carminativi.
La moderna fitoterapia si occupa ormai del benessere a 360 gradi. Molte compresse erboristiche contengono estratti vegetali ad effetto rilassante e ansiolitico. Per combattere i problemi di ansia, insonnia e depressione transitoria, molti estratti vegetali vengono, però, conservati in capsule. La formulazione in compresse è prevista per estratti a base di escolzia, papavero rosso e magnolia. Queste compresse, se assunte poco prima di andare a dormire, inducono una sensazione di rilassamento che favorisce il sonno. Le compresse più famose per l’insonnia sono quelle a base di melatonina. La melatonina è un ormone naturale che può essere integrato, tramite compresse, in caso di insonnia e stress. Per combattere la depressione transitoria si possono, invece, assumere compresse rivestite a base di iperico, pianta che ha mostrato degli effetti antidepressivi in caso di depressione leggera o moderata.
Anche se le compresse erboristiche sono classificate tra gli integratori alimentari, la loro assunzione va evitata in caso di patologie gravi e concomitanti e in caso di gravidanza ed allattamento. Alcuni estratti vegetali potrebbero, infatti, provocare reazioni allergiche o dare degli effetti abortivi. Se nei farmaci vengono chiaramente specificati gli effetti collaterali dei principi attivi, questo non sempre accade per i preparati erboristici. Ecco perché è importante leggere attentamente la confezione del prodotto e rispettare rigorosamente le dosi consigliate. Molte informazioni sui possibili effetti dei preparati erboristici sono contenute anche nei siti dei produttori, che riportano gli esiti di test e sperimentazioni di questi prodotti. Qualsiasi rimedio erboristico va sospeso non appena dovessero manifestarsi effetti indesiderati anche lievi. Naturalmente le precauzioni valgono anche per le compresse farmaceutiche. Quando si decide di assumere una compressa erboristica o farmaceutica è utile consultare un medico competente che possa valutare, in base all’anamnesi del paziente, l’utilità ad assumere preparati erboristici o altre tipologie di compresse.
La sindrome premestruale è rappresentata da un insieme di sintomi e fastidi fisici e psicologici che colpiscono le donne qualche giorno prima dell’arrivo delle mestruazioni. I segni più evidenti della sindrome premestruale sono ritenzione idrica, gonfiori, mal di testa , nervosismo, aggressività e sbalzi di umore. Per dare sollievo a questi fastidi, la moderna erboristeria propone delle compresse a base di estratti di erbe che sembrano essere molto efficaci nel combattere i primi segnali della sindrome premestruale. Queste compresse possono essere allo stesso tempo deglutibili, masticabili, da sciogliere in bocca ed effervescenti. Vengono vendute in blister da dieci, venti o cinquanta compresse e contengono estratti di tanaceto partenio ed artiglio del diavolo. La prima specialità erboristica si è rivelata efficace per i tipici segni della sindrome premestruale, mentre l’artiglio del diavolo combatte la sintomatologia dolorosa. La dose di compresse consigliata per combattere la sindrome è di almeno due pillole al giorno, da assumere al bisogno. In ogni caso la risposta è molto soggettiva: ad alcune donne basta una sola compressa per stare meglio, per altre ne serviranno almeno due. L’efficacia di questi rimedi erboristici dipenderà sempre dalla severità dei sintomi.
Le compresse farmaceutiche o erboristiche si assumono sulla base della tipologia a cui appartengono. In ogni caso, nella confezione di acquisto sono sempre riportate le modalità di assunzione e il dosaggio. Le compresse deglutibili si mettono in bocca e si inghiottono tramite un bicchiere d’acqua. Quelle masticabili si assumono come una comune caramella, quelle sublinguali si tengono sotto la mucosa della lingua fino a quando non vengono totalmente assorbite. Esistono compresse che prevedono diverse modalità di assunzione. Le compresse antibiotiche ad esempio, specie quelle da un grammo, difficili da deglutire anche bevendo un bicchiere d’acqua, si possono sciogliere in mezzo bicchiere d’acqua, in modo da assumere solo la polvere. Alcune tavolette erboristiche, come quelle citate al paragrafo precedente, prevedono modalità di utilizzazione multiple. Possono, infatti, essere assunte come compresse deglutibili, masticabili, sublinguali o effervescenti. L’ultima modalità di assunzione prevede che le tavolette siano sciolte in ¼ di bicchiere d’acqua. La quantità di compresse da assumere viene sempre indicata nella confezione di acquisto. La dose standard si aggira quasi sempre tra una o due compresse al giorno. Le compresse erboristiche a base di menta, malva, liquirizia e oli essenziali, ad esempio, utili per l’intestino pigro, si assumono preferibilmente prima di andare a dormire. Il costo di questi prodotti è compreso tra gli otto ed i trenta euro.
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