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Oggi giorno la medicina non è tutta naturale purtroppo, infatti gli studi scientifici sono andati avanti di pari passo con la tecnologia e siamo arrivati a sperimentare farmaci innovativi e cure dal potere straordinario (come le controverse cellule staminali che si spera possano aiutare soprattutto nel campo delle malattie rigenerative) che però con la natura a livello macroscopico hanno davvero poco da condividere. Però c’è un pensiero che si diffonde sempre più tra le persone, ovvero quello che la natura può sempre più aiutarci rispetto a quanto ne facciamo attualmente uso, ovvero potrebbe sostituire in certi casi le medicine classiche o altri ritrovati medici, quindi riducendo i comunque presenti impatti negativi. Sull’onta di questa ideologia in continua diffusione, la fitoterapia è salita alla ribalta: questa disciplina dai tratti scientifici non ancora confermati ma comunque validata con studi regolamentari si caratterizza col fatto di utilizzare le parti di piante per poterne estrarre i principi attivi fondamentali che si sono dimostrati avere un buon impatto sul nostro corpo. In modo particolare la fitoterapia, a seconda dei sintomi del nostro malessere, ci indica quale pianta è la più indicata ad aiutarci, badando bene a non volere mai sostituire la medicina classica e soprattutto il parere del medico curante.
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Ciò che sorprende di discipline come la fitoterapia (che, ricordiamo, è una sorta di derivata della erboristeria, la cui vera accezione è quella di classificare le piante in base alla loro utilità ed a sapere come si conservano per farle essere sempre efficaci) è che esse utilizzano materie prime – in questo caso, le piante – totalmente naturali e quindi spesso vicinissime a noi ma semplicemente mai utilizzate per simili scopi. L’esempio di oggi è calzante: la cipolla. Questa pianta è comunissima nelle culture culinarie di tutto il mondo: è un prodotto classico della terra nostrana e viene utilizzata molto in cucina, ma fa parte della base anche della cucina americana e pure l’Estremo Oriente ne fa un uso non indifferente sia cotta che cruda. Qualcuno si aspetterebbe mai un utilizzo terapeutico della cipolla? Forse no, anche perché (e qui parliamo con un accenno di scherzosità) essa viene spesso indicata come provocatrice di un alito cattivo conseguente al suo consumo come cibo, ed in effetti è una cosa più che vera anche se del tutto naturale. Comunque, tornando a noi, il potere fitoterapico della cipolla non solo è confermato, ma è anche consigliato per via dei mille utilizzi possibili.
La cipolla, in qualunque modo venga consumata (anche se non ci sarebbe nemmeno bisogno di dire che a crudo gli effetti sono sempre più evidenti), ha un buon effetto diuretico che aiuta a smaltire al meglio le sostanze di scarto del nostro corpo; questa cosa può essere buona per chi ha bisogno di aiutare il funzionamento dei reni, ma è consigliato a tutti per tenere l’organismo depurato. Un componente microscopico delle cipolle sono i flavonoidi: certi che questa parola non vi risulti nuova, vi diciamo che essi sono agenti antiossidanti molto potenti, capaci di intervenire per rallentare il naturale deterioramento delle funzioni corporee e quindi l’invecchiamento. Ma forse l’effetto più importante che la cipolla può portare al nostro organismo è nella riduzione del famoso colesterolo LDL, il “colesterolo cattivo” che impensierisce tantissime persone in quanto contribuisce ad “intasare” vene ed arterie del corpo, provocando (quando questa circostanza diventa grave) all’arteriosclerosi, una condizione patologica che può portare alla morte o a danni fisici definitivi e molto invalidanti. In coda ci accingiamo a menzionare alcuni effetti negativi della cipolla, utili da sapere per comprenderne bene il consumo: rallentamento dei processi digestivi ed aumento dell’acidità di stomaco, due cose non positive per chi già soffre all’apparato digerente.
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