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L’infiorescenza, denominata siconio, è formata da un ricettacolo sodo, che una volta fecondato diventa il frutto (falso frutto perché i frutti sono gli acheni al suo interno) ricco di zuccheri, contenente i fiori unisessuali, in alto presenta un forellino chiamato ostiolo. Il fico domestico ha soltanto i fiori femminili (longistili), per cui è detto anche fico femminile, possiede tre tipi di frutti: i fioroni o fichi primaticci, i fichi veri o forniti ed i cimaruoli. I primi si originano in autunno e giungono a maturazione nel luglio dell’anno seguente, i fichi veri si formano in primavera e vengono raccolti in agosto-settembre ed i cimaruoli sono prodotti da gemme apicali formatesi in estate e maturano nel tardo autunno. Il caprifico è dotato di fiori maschili che producono il polline, per questo motivo è detto anche fico maschile, e di fiori femminili (brevistili) modificati da una piccolissima vespa (Blastophaga psenes) che vive negli ovari e compie la fecondazione, detta anche caprificazione, trasportando il polline dal caprifico al fico femminile; va ricordato che i frutti del primo non sono commestibili.
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Le cultivar del fico si distinguono tra loro a seconda di diversi parametri: la produzione, la colorazione, la forma del frutto e la destinazione del prodotto. In base al primo parametro ci sono le varietà unifere, che producono solo i fichi veri e quelle bifere, che danno vita sia ai fioroni che ai forniti. La produzione di cimaruoli è limitata alle zone in cui l'estate è molto lunga ed il clima particolarmente caldo. Le principali cultivar unifere italiane sono: Marchesano, Cantano, Pazzo, Coppa, Meloncello, Arneo, Della penna, Brogiotto nero, Negretta, Pissaluto e Verdino. Tra quelle bifere si ricordano Piombinese, Fracazzano, Sessune e Napoletano. Le varietà Dottato e Del Vescovo sono partenocarpiche, per cui i loro frutti maturano anche senza la fecondazione operata dalla vespa. Il frutti possono avere una colorazione bianca o verdastra e violacea o nera ed una forma sferico appiattita e piriforme allungata. I fichi possono essere consumati freschi o destinati all’essicazione, in quest’ultimo caso le cultivar sono caratterizzate da maturazione precoce, con produzione di forniti bianchi, buccia integra, resistente ed elastica, polpa densa e zuccherina.
I climi ideali per la coltivazione del fico sono quelli temperati caldi, gli stessi richiesti dagli agrumi e dall’olivo; temperature invernali inferiori ai – 8 °C possono danneggiare le gemme ed i rami di un anno, resiste senza problemi ai venti salini ed alla siccità. Le piogge continue e le grandinate arrecano danno ai frutti in fase di maturazione che si spaccano e tendono ad inacidire. Il fico predilige terreni sciolti, freschi, profondi e ben dotati di sostanza organica, cresce bene anche su suoli poveri, sassosi e calcarei, mentre rifugge quelli troppo argillosi ed umidi. Questa specie è coltivata prevalentemente nel bacino del Mediterraneo, in Italia soprattutto in Campania, Puglia, Abruzzo, Calabria, Sicilia e Toscana.
Il fico si moltiplica per talea, prelevando i rami di 2-3 anni, aventi una lunghezza di 30-40 cm, che si mettono a dimora di solito a fine inverno, per pollone radicato, utilizzato per la riforma di piante senescenti e deperite, e per innesto nel caso venisse presa la decisione di cambiare la varietà ad impianto avvenuto. Dopo la messa a dimora le piantine si raccorciano ad 1 m e possono essere allevate a vaso oppure a globo con sesti d’impianto variabili da 6 X 6 a 10 X 10 m; l’entrata in produzione è al quinto anno. La potatura invernale consiste soltanto nell’asportazione dei rami secchi, malati o mal posizionati e dei polloni perché la pianta mal sopporta i tagli a causa dell’elevata produzione di lattice. La concimazione viene effettuata somministrando del letame maturo a fine inverno. La raccolta viene eseguita in 2-3 volte prestando attenzione a non spaccare il peduncolo o a rovinare la buccia in quanto a maturazione i siconi sono molto delicati; i fichi si conservano poco per cui sono destinati al consumo fresco immediato o all’essiccazione. La produzione media per pianta si aggira intorno ai 50 kg.
Il fico non è una pianta molto attaccata dai parassiti, però alcuni di essi possono provocare dei danni. Gli insetti più pericolosi sono la mosca della frutta, le cui larve scavano gallerie nella polpa dei siconi che marciscono, e le cocciniglie, che colpiscono prevalentemente i rami ed il tronco causando il deperimento della pianta. Qualora la coltivazione del fico venisse effettuata su terreni compatti e soggetti a ristagni idrici si può instaurare il marciume radicale, che provoca il disseccamento dell’intera pianta. La virosi del mosaico del fico si instaura su foglie, rametti e frutti causandone delle malformazioni ed una cascola precoce dei siconi.
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