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Il nashi preferisce i climi temperati, però è in grado di adattarsi anche ai climi subtropicali, resiste molto bene alle basse temperature invernali, fino a – 25 °C, mentre si possono verificare anomalie in fase di fioritura nelle aree con inverni miti dove non viene soddisfatto il fabbisogno in freddo (numero di ore con temperature inferiori a 7 °C) che per questa specie è medio-elevato. Rispetto al pero comune fiorisce prima per cui è maggiormente sottoposto a rischi di gelate tardive, in zone ventose è meglio ricorrere a ripari o frangiventi. Il nashi vegeta bene su terreni profondi, fertili, leggeri, vulcanici, subacidi e ben drenati, mentre bisogna evitare i terreni troppo argillosi e calcarei nei quali si possono verificare fenomeni di asfissia radicale e di clorosi fogliare internervale.
È una specie originaria dell’estremo oriente, infatti è molto coltivata in Giappone, altre aree di diffusione sono gli Stati Uniti, l’Australia, la Nuova Zelanda e la Francia sud-occidentale; nel nostro Paese questa coltura si può adattare molto bene nelle regioni settentrionali dei laghi prealpini. PLAT FIRM Germinazione dei semi: albero di tamarindo, Tamarindus indica tropicale legno frutto commestibile di semi di bonsai 15 SEMI Prezzo: in offerta su Amazon a: 17,1€ |
Le cultivar di nashi hanno un calendario di maturazione che va da fine luglio ad inizio ottobre, si distinguono tra loro anche in base al colore dell’epidermide: giallo-verde oppure con diverse tonalità di bronzo. Le varietà precoci maturano da fine luglio a metà agosto, le più importanti sono: Hayatama, Choju, Shinsui e Tama. Le cultivar a media maturazione si raccolgono da metà agosto a metà settembre, tra cui si ricordano: Kosui, Shinseiki, Hosui, Chojuro, Niitaka e Nijisseiki; tra quelle tardive, che maturano da metà settembre ad inizio ottobre, la più importante è Shinko.
La propagazione dei portainnesti avviene per seme e su di essi vengono innestate le cultivar.
I portainnesti più utilizzati sono il franco ed il pero comune, il primo ha una rapida messa a frutto, induce un effetto seminanizzante, resiste al colpo di fuoco, per contro teme i terreni umidi e pesanti, può causare difetti nella maturazione dei frutti (indurimento e imbrunimento apicale) ed è sensibile alla moria del pero. Il pero comune tollera i terreni umidi, siccitosi e moderatamente calcarei, però mostra sensibilità al colpo di fuoco. Altri portainnesti impiegati sono il Pyrus betulaefolia, molto vigoroso, resistente a suoli umidi, calcarei, salini e siccitosi ed induce una lenta messa a frutto, e il Pyrus calleyrana, sensibile ai terreni calcarei, alla psilla del pero e manifesta un elevato assorbimento di calcio, potassio e boro.Le forme di allevamento più utilizzate sono la pergola, il vaso, il tatura e la palmetta, adottando rispettivamente i seguenti sesti d’impianto: 6 X 6 m, 4 X 4 o 5 X 5 m, 5 X 3 o 4 X 2 m e 4-4,5 X 2,5-3,5 m; per cui la densità è variabile dalle circa 300 piante/ha della pergola alle 1250 piante/ha del tatura. Le operazioni di potatura invernale consistono nell’eliminare i rami che hanno già prodotto lasciando i germogli, che nel corso dell’estate vanno legati in alcune forme, per assicurarne il rinnovo; nella stagione estiva si asportano i succhioni e si controlla il rapporto tra foglie e frutti.
Durante la fioritura possono essere eseguiti interventi di raccorciamento dei rami per migliorare la stabilità dei frutti. Il nashi ha una fioritura molto abbondante, per cui allegano molti frutti; siccome la pezzatura desiderata si aggira intorno ai 300 g, dopo l’allegagione (un mese dopo la fioritura) vanno effettuate operazioni di diradamento dei frutti, lasciandone uno per corimbo, distanziandoli in modo da avere non più di un frutto ogni 20-30 cm di ramo. Il diradamento è molto importante, oltre che per ottenere frutti di grossa pezzatura, anche per favorire la formazione di nuove gemme a fiore per l’anno seguente.Con la concimazione, per alberi che producono 25-50 t/ha di frutti, vengono distribuiti l’azoto, il fosforo ed il potassio secondo i rispettivi dosaggi: 150-300 kg/ha, 100-200 kg/ha e 120-240 kg/ha.
La somministrazione di azoto va frazionata in quattro interventi: in autunno, a fine inverno insieme a fosforo e potassio, in primavera e all’inizio dell’estate. Per ottenere produzioni costanti e di qualità nei nostri climi l’irrigazione è fondamentale, specialmente dopo l’allegagione e durante la fase di ingrossamento del frutto. Tra i parassiti vegetali, i più pericolosi sono il colpo di fuoco batterico, il marciume nero, la ticchiolatura ed il black spot, quest’ultimo colpisce i frutti a buccia non rugginosa che, per essere protetti, vengono insacchettati. Gli insetti più dannosi sono la carpocapsa e la psilla del pero, in entrambi i casi i trattamenti si effettuano solo in caso di forti attacchi.
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