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Le cultivar di susino giapponese hanno un periodo di maturazione compreso tra metà giugno e fine ottobre; le più importanti, dalle più precoci alle più tardive sono: Sorriso di Primavera (utilizzata come impollinatore), Shiro (cultivar di riferimento che matura il 5-10 luglio), Obilnaja, Black Gold, Black Diamond, Fortune, Angeleno e Autumn Giant. Le varietà giapponesi hanno un frutto di forma sferica o a cuore e di colore giallo, verde, rosso vinoso, viola o nero.
Il calendario di maturazione delle susine europee va da fine luglio a settembre; le cultivar più importanti, dalle più precoci alle più tardive, sono: California Blue, Friar, Empress, Stanley (varietà di riferimento che matura la prima settimana di settembre) e President. Le susine europee hanno una forma ovoidale ed un colore giallo (vecchie varietà ad uso familiare come la Regina Claudia gialla) e viola. AvoSeedo Kit regalo da Giardinaggio per Avocado Prezzo: in offerta su Amazon a: 15,25€ |
Generalmente i portainnesti sono ottenuti dal mirabolano (Prunus cerasifera), pianta di origine eurasiatica, impiegata anche come impollinatore. Il mirabolano da seme si adatta a vari tipi di terreno, specialmente a quelli umidi, pesanti, asfittici e calcarei ed ha un’ottima resistenza alla siccità; però con alcune varietà presenta problemi di disaffinità ed il materiale di propagazione tende ad essere eterogeneo. Per questi motivi si ricorre ai mirabolani clonali; quelli maggiormente impiegati sono il Mirabolano B ed il 29C. Il primo è molto vigoroso, possiede un ottimo ancoraggio con radici molto sviluppate, pertanto è indicato solo per varietà deboli, per terreni poveri e per ristoppio. Il Mirabolano 29C ha un apparato radicale meno espanso del clone B; rispetto ad esso si ha una riduzione del vigore pari al 20-30%, una precoce entrata in produzione ed una efficienza produttiva superiore; è indicato per varietà vigorose coltivate preferibilmente in terreni fertili.
Un altro portainnesto impiegato è l’ibrido pesco-mandorlo GF 677, che si adatta a terreni siccitosi e calcarei, purchè ben drenati; inoltre è molto vigoroso, induce una precoce entrata in produzione ed una buona pezzatura dei frutti.I sistemi di allevamento più diffusi del susino sono il vaso basso (sesti 5,5 X 3 m) e la palmetta libera o irregolare (sesti 4,5 X 3 m).
Il vaso basso è una forma in volume costituita da un fusto di 50 cm sul quale si inseriscono le branche primarie, rivestite esternamente da vegetazione secondaria, la cui lunghezza diminuisce dalla base fino alla cima in modo che si distribuiscano nello spazio per ricevere uniformemente la luce; su queste si sviluppano le branchette terziarie portanti le formazioni fruttifere. La pianta ha un’altezza inferiore ai 3 m; essendo gestibile da terra questa forma è idonea alla formazione di un frutteto familiare.La palmetta libera o irregolare è una forma appiattita costituita da 6-10 branche inserite irregolarmente sul fusto, per cui ci sono 3-4 palchi, ognuno costituito da due branche, sulle quali si inseriscono le formazioni fruttifere; la pianta ha un’altezza di 4-4,5 m.Altri sistemi attuabili sul susino sono il fusetto, impiegato per le cultivar da industria perché si effettua la raccolta meccanica, il vasetto ritardato e l’ipsilon trasversale.La potatura del susino dipende dall’habitus di fruttificazione delle varietà. I susini giapponesi fruttificano sia sui rami misti che sui dardi fioriferi, per cui gli interventi sono energici e consistono nel diradare alcuni rami misti e nell’eliminare parte dei rami vecchi portanti i mazzetti di maggio.Il susino europeo fruttifica prevalentemente sui mazzetti di maggio, presentano una bassa carica di gemme a fiore ed un’entrata in produzione piuttosto lenta; in questo caso vengono raccorciati i rami vecchi portanti i dardi in modo da favorire un rinnovo graduale.Il diradamento manuale dei frutti è fatto prima dell’indurimento del nocciolo, lasciando un frutto ogni 10-15 cm di ramo, al fine di ottenere una buona pezzatura ed un’adeguata carica di gemme a fiore per l’anno successivo.Tramite la concimazione sono apportati al suolo i principali elementi minerali, fondamentali per lo sviluppo e la produzione delle piante, quali l’azoto, il fosforo ed il potassio; di questi bisogna reintegrare le asportazioni annuali, rispettivamente 120 kg/ha, 30 kg/ha e 130 kg/ha (riferite ad una produzione di 200 q/ha). L’azoto è l’elemento più importante in quanto favorisce l’ingrossamento dei frutti, ma deve essere somministrato con attenzione per evitare di predisporre i frutti alle spaccature conseguenti alle piogge. La carenza di azoto induce una scarsa crescita vegetativa e la caduta delle drupe; mentre se l’azoto è eccessivo le susine sono meno colorate e maturano più tardi. La somministrazione di azoto va frazionata in 2-3 interventi: a fine estate, dopo la raccolta, per favorire l’accumulo delle sostanze di riserva che verranno utilizzate dalla pianta, dalla successiva ripresa vegetativa fino ad allegagione avvenuta, dopo l’allegagione ed eventualmente durante l’accrescimento dei frutti.
Il fosforo stimola la fioritura e l’attività delle radici, può scarseggiare in suoli molto calcarei in quanto tende ad essere insolubilizzato, in questi casi si interviene annualmente con dosaggi di poco superiori alle asportazioni, in autunno (insieme al potassio).La presenza del potassio è importante per ottenere una produzione di qualità perché contribuisce a rendere le prugne più colorate, dolci ed acidule. Sui terreni sciolti la concimazione fosfo-potassica va effettuata a fine febbraio per evitare fenomeni di lisciviazione a carico del potassio.La concimazione fogliare consente l’apporto di calcio, che garantisce una miglior resistenza meccanica dei tessuti vegetali, e di microelementi come ferro e magnesio che, se carenti, provocano una clorosi fogliare.L’irrigazione è fondamentale nel periodo della fioritura, dell’allegagione e dell’accrescimento del frutto. È importante mantenere un’attività vegetativa continua, senza indurre stress idrici che possano provocare cattiva allegagione, cascola pre-raccolta e spaccatura dei frutti.I sistemi d’irrigazione più idonei nel susino sono quelli a goccia o a spruzzo, con entrambi si può ricorrere alla fertirrigazione per rigenerare le caratteristiche nutritive del terreno esplorato dall’apparato radicale della pianta in una zona ristretta e limitata con conseguente esaurimento della capacità nutrizionale.La definizione dell’epoca di raccolta, tenendo conto della scalarità di maturazione dei frutti, della forte variabilità delle cultivar e della diversa reazione ai fattori pedoclimatici, è abbastanza difficile.
Per il susino i principali indici di maturazione considerati sono il colore della buccia, il residuo secco rifrattometrico (RSR, esprime il contenuto zuccherino) che è più alto nelle cultivar europee, l’acidità e la durezza della polpa, misurata con strumenti chiamati “penetrometri”. Per meglio stabilire l’epoca ottimale di raccolta è buona norma considerare diversi indici contemporaneamente; alcuni di essi possono poi essere combinati tra di loro come ad esempio il rapporto RSR/acidità.La raccolta avviene in 2-3 volte a causa della scalarità di maturazione dei frutti; può essere manuale oppure integrata, cioè eseguita mediante l’ausilio di carri raccolta su cui si dispongono parte degli operatori, soprattutto con forme d’allevamento dotate di un’alta parete produttiva, in primis la palmetta. La raccolta meccanica è attuabile sulle susine destinate all’industria.I funghi più pericolosi sono le monilie (Monilia laxa, Monilia fructigena) in quanto provocano emissione di gomma sui rami e marciumi sui frutti nella fase di maturazione. Per limitare la presenza del fungo mediante la potatura vanno eliminati i rametti colpiti, i frutti marci e la chioma deve essere ben arieggiata. Generalmente si interviene preventivamente con prodotti sistemici tra lo stadio di bottoni rosa e l’allegagione; in prossimità della maturazione si possono effettuare trattamenti fino a 7-10 giorni prima della raccolta. Il batterio Xantomonas pruni è molto dannoso sulle cultivar giapponesi ed il virus Sharka (vaiolatura ad anello) rende i frutti incommerciabili; altre malattie sono il corineo, il mal del piombo e la verticillosi.
Gli insetti vengono contrastati secondo strategie di lotta integrata, che consistono nell’esecuzione di monitoraggi e campionamenti per determinarne la presenza; al superamento delle soglie si interviene chimicamente, se possibile, con prodotti biologici ed impiegando i nemici naturali, alcuni già presenti nell’ambiente. Gli insetti più diffusi sono la tignola del susino (Cydia funebrana), contrastata col metodo della confusione utilizzando erogatori di feromoni, le cocciniglie (San Josè e bianca), gli afidi (verde e farinoso) e le oplocampe.
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