Tamarindo - Tamarindus indica

Generalità

Il tamarindo appartiene alla famiglia delle Leguminose, alla sottofamiglia delle Cesalpinioidee, al genere Tamarindus ed alla specie indica. È un albero a lenta crescita, in grado di superare un’altezza di 25 m ed una circonferenza di 7 m, molto longevo, infatti può sopravvivere per oltre 150 anni.

Le foglie sono sempreverdi, alterne, pennato-composte, lunghe fino a 15 cm, costituite da 10-12 paia di foglioline, opposte, verdi chiare e ciascuna lunga 2 cm. Le foglie, come in altre specie di Leguminose, possono cadere nel caso si verificassero condizioni di siccità prolungata. I fiori sono raggruppati in infiorescenze e presentano cinque petali gialli con striature rosse, l’impollinazione è entomofila.

Pianta di Tamarindo

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Frutti

I frutti sono legumi penduli dalla forma leggermente incurvata, lunghi dai 10 ai 15 cm ed hanno una colorazione marrone. I semi, da 4 a 12 per ogni baccello, costituiscono il 34 % del legume e sono inseriti in una polpa giallastra o bruna dal sapore acidulo ma gradevole, che rappresenta il 55 % dell’intero frutto. Rispetto agli altri frutti nel tamarindo, durante la fase di maturazione, l’acidità non diminuisce, mentre l’idrolisi dell’amido porta ad un accumulo di zuccheri riduttori (saccarosio). La polpa contiene il 70 % di carboidrati, il 3 % di proteine e meno dell’1 % di grassi, contenuti nel seme per il 5-6 %; il contenuto di acido tartarico (8-10 %) è piuttosto elevato.

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Clima e terreno

Il tamarindo preferisce i climi tropicali e subtropicali aridi e ventosi, è in grado di adattarsi anche ai climi temperati caldi, però in quelli tropicali umidi produce poco. Le piante giovani temono il freddo, mentre quelle adulte resistono fino a temperature di due gradi sotto lo zero. Le esposizioni migliori sono gli ambienti in pieno sole, per la fioritura, l’allegagione e lo sviluppo del frutto sono necessarie cielo sereno e giornate asciutte. Il tamarindo predilige i terreni profondi, neutri, arenosi, argillosi, anche salini, ma ben drenati perché è sensibile all’asfissia radicale. La specie è originaria dell’Africa tropicale orientale, in seguito si è diffusa in India, nel sud est asiatico e nelle aree tropicali dell’America meridionale; al sud Italia crescerebbe bene in ambienti poco esposti ai venti ed ai freddi invernali.


Varietà e propagazione

Esistono diverse tipologie di tamarindo, tra cui si ricordano: Tamarindo dolce, Tamarindo australiano, Tamarindo di Manila, Tamarindo di velluto, Tamarindo spagnolo, Tamarindo africano del cavallo. In Africa occidentale se ne trovano due cultivar, la prima dalla polpa dura e di colore beige e la seconda più polposa e scura, con frutti leggermente più lunghi.

Il tamarindo si moltiplica per seme, per innesto, per talea e per margotta aerea; il seme mantiene la capacità germinativa per molti mesi. Prima di effettuare la semina è utile tenere i semi in acqua per diversi giorni, la germinazione avviene una settimana dopo la semina. Le piantine ottenute da seme sono molto eterogenee ed entrano in produzione non prima del 6°-7° anno, per ottenere piante uniformi sui semenzali di almeno un anno di età si ricorre all’innesto. La margotta aerea consiste nell’incidere un ramo per poi ricoprirlo con della plastica nera contenente terra o torba inumidita al fine di favorire la radicazione in prossimità dell’incisione. Le piante ottenute da metodi di propagazione vegetativa anticipano la messa a frutto al 3°-4° anno.


Tecniche di coltivazione

Il sistema di allevamento adottato è il vaso, l’asse centrale al di sopra delle branche costituenti la struttura dell’albero viene eliminato per ottimizzare la densità delle piante e facilitando la raccolta da terra. I sesti d’impianto sono ampi in quanto la chioma è molto sviluppata per cui le piante necessitano di spazi elevati per la luce solare, le distanze sono di almeno 8 X 8 m, con un investimento di 150 piante/ha. Generalmente l’albero non richiede interventi di potatura importanti, se è necessario vanno asportati in rami secchi o che si sviluppano nella parte interna della chioma.

L’irrigazione è necessaria durante l’accrescimento del frutto se coincide con un periodo di siccità, eventuali stress idrici provocano la caduta delle foglie. La raccolta è l’operazione colturale più onerosa, può essere effettuata quando i legumi sono completamente maturi, un esemplare adulto produce 150-200 kg di legumi all’anno. Il tamarindo è una pianta poco soggetta ad attacchi di parassiti.


Tamarindo - Tamarindus indica: Utilizzo e proprietà

La parte edule è la polpa del frutto, che viene purificata mediante dissoluzione in acqua bollente, viene quindi setacciata e il liquido ottenuto si concentra a bagnomaria; la polpa può anche essere posta ad essiccare al sole. Può essere destinata al consumo fresco e per la preparazione di salse, conserve, confetture, bevande e sciroppi. Un principio attivo contenuto nei semi svolge un'azione antinfettiva ed antibatterica risultando efficace contro alcuni virus e batteri. Il tamarindo è efficace contro l'itterizia e la dissenteria; inoltre la polpa, le foglie e la corteccia vengono usate in alcuni paesi per le loro proprietà mediche contro le febbri malariche.


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