Una delle malattie più diffuse, potenti e mal sopportate dall’uomo che vede morire le proprie piante è il cosiddetto “mal bianco”; questa malattia è così denominata perché si presenta esteriormente come una patina bianca sulle foglie, sui fiori e sul tronco delle piante che colpisce, quasi come fosse una colata di vernice a schizzi sulla pianta stessa. In realtà, il nome scientifico di tutto ciò è “oidio”, mentre nelle culture popolari ci sono anche altre denominazioni, come “nebbia” o “albugine”. Tutto ciò è provocato da una famiglia di funghi molto resistenti, che un tempo erano classificati nel gruppo dei funghi “imperfetti” Oidium (imperfetti perché non corrispondenti ai canoni classici di fungo), e da qui viene il nome scientifico della malattia. Una volta che il fungo dell’Oidio attacca la pianta, esso impone un parassitismo obbligato, ovvero prende quasi il controllo della pianta che non sa come liberarsene; infatti gli elementi del fungo si poggiano sulla superficie (classicamente delle foglie) e penetrano le proprie radici fin sotto l’epidermide della pianta, giungendo a penetrare le cellule interne, governandole e assumendone tutte le sostanze nutritive, portandole quindi lentamente al deterioramento.
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Durante la fase della penetrazione definitiva della malattia nella pianta, l’effetto esteriore che si ha è la formazione della patina bianca precedentemente descritta sulla superficie della foglia attaccata, macchia che va ad estendersi piano piano. Questa macchia non è altro che il micelio, ovvero il corpo esterno che è comune a tutti i funghi, essendone una loro parte fondamentale; non solo, l’attacco descritto in precedenza ci fa capire che siamo di fronte ad un ectoparassitismo, che però in alcune specie può essere anche endoparassitismo, ovvero attacco da dentro. Gli effetti dovuti al mal bianco non sono soltanto quelli che vedono la comparsa dello strato di micelio bianco sulla pianta, ma sono una decolorazione iniziale degli organi colpiti, una successiva necrosi che nei casi più gravi può portare all’infezione di tutta la pianta ed alla sua morte. Classico caso è quello dell’uva: il mal bianco attacca i chicchi di uva, la cui superficie diviene meno elastica e quindi tende a rompersi quando l’acino cresce; ciò provoca spaccature che sono un’autostrada per altre malattie, ancora più gravi e specifiche per la singola pianta. Le soluzioni all’oidio possono consistere in alcune specie di prodotti chimici ma anche in alcuni naturali, scoperti nel prossimo paragrafo.
Lo zolfo è un comunissimo elemento naturale che si è scoperto essere molto efficace nella lotta al mal bianco; in modo particolare lo zolfo ha azione preventiva, perché sulle superfici su cui è cosparso il mal bianco non può attecchire. Ciò è estremamente positivo perché lo zolfo è praticamente atossico per tutti i mammiferi (quindi anche per l’uomo), ma l’aspetto negativo è quello che deve essere cosparso su ogni angolo della pianta, perché se se ne lascia una parte scoperta, quella potrà essere attaccata senza problemi. Altro problema è che sia lo zolfo in polvere che quello liquido (diluito) non hanno effetti né sotto i dieci gradi centigradi e né sopra i trenta gradi centigradi, anzi risultando tossici per la pianta per le temperature più calde. Si è deciso di ricorrere quindi a farmaci antioidici, ovvero dei prodotti chimici sintetizzati in laboratorio che riescono anche ad estirpare la malattia quando è già attecchita (cosa che lo zolfo non può fare, avendo solo azione preventiva). Però il buon senso deve portare a ridurre al massimo l’uso di questi prodotti di sintesi, potenzialmente pericolosi anche per l’uomo se ingeriti in grande quantità e comunque non naturali quindi mai sicuri al cento per cento e sempre da evitare il più possibile
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