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Una delle malattie più diffuse per le specie che noi siamo più abituati a vedere e trattare è la peronospora: essa è un’affezione parassita che è provocata da un fungo, il quale attacca la pianta e molto spesso la porta alla morte; c’è da dire che una caratteristica fastidiosissima della peronospora è che può essere anche ostacolata e “curata”, ma lascia dei segni evidenti soprattutto sui frutti, i quali poi, benché mangiabili, potranno essere difficilmente venduti perché saranno brutti da vedere, ed oggettivamente nessuno comprerebbe un qualsiasi frutto che ha un parte apparentemente marcia. Ebbene, questa malattia, o meglio affezione, è stata a lungo studiata perché colpisce alcune specie vegetali a noi molto vicine anche dal punto di vista economico, come la vite, il pomodoro, i meloni ed anche altri rappresentanti del mondo vegetale. Da quanto osservato, la peronospora è favorita da sole e temperature medio alte nei giorni appena successivi a periodi di pioggia ed umidità; queste condizioni sono tipiche dei mesi primaverili e di quelli autunnali, ed in effetti è in questi frangenti che si notano le più grandi “invasioni” della peronospora.
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Continuando sul solco del discorso del precedente paragrafo, a seconda dei pochi esempi citati di piante colpite da peronospora e dei due periodi in cui si notano più attacchi, è facile giungere a considerare che le prime piogge di settembre porteranno l’affezione da peronospora sulla vite, che in quel momento sta ultimando la sua fruttificazione; a tal proposito è evidente il danno economico rivolto a queste colture e perciò si giustifica l’attenzione per questo argomento (in Italia l’uva ed il vino generano un’economia totale, cioè diretta ed indiretta, di miliardi di euro tra mercato nazionale ed export, con migliaia e migliaia di posti di lavoro). Invece nel periodo primaverile ad essere più colpiti sono i pomodori, che vedono innanzittutto essere attaccata la propria pianta e dopo si passa al frutto, che in questo caso viene “spolpato”, perché magari all’esterno a prima vista non si nota nulla, ma subito dopo il taglio con coltello si noterà che l’interno sarà marcio, intrattabile ed immangiabile anche ai più coraggiosi, bensì, e ci ripetiamo, sia completamente commestibile. Anche la coltura del pomodoro è economicamente forte, pertanto si preferisce proteggerla, anche se la pianta sembra piuttosto soggetta e comunque è difficile prevenire su ampi fronti, anche perché pioggia e sole sono imprevedibili in certi periodi.
La manifestazione della peronospora sul pomodoro (ma lo stesso avviene su tutte le piante colpite da questa affezione funginea) si manifesta con delle macchie giallognole innanzitutto sulle foglie delle pianta, sulla faccia superiore; dopodiché queste macchie da sembianze d’olio (sono così chiamate perché si presentano traslucide) si trasformano in macchie più scure, per poi unirsi ed estendersi al fusto ed anche al frutto; il pomodoro però, data la sua conformazione praticamente senza buccia ma solo con una “pelle”, non viene molto colpito esteriormente ma si deteriora all’interno, nella popa, come già detto in precedenza. I rimedi per combattere la peronospora sul pomodoro sono la prevenzione con prodotti quali il “verderame” e la poltiglia bordolese; il primo è il nome volgare del solfato di rame utilizzato molto contro le affezioni funginee per tutte le piante (la vite in particolare), mentre la seconda è un miscuglio altrettanto storico ma efficace. Il difetto è che la pioggia lava via facilmente questi prodotti, quindi devono essere subito cosparsi nuovamente, ma se le coltivazioni sono estese c’è il forte rischio di non fare materialmente in tempo a coprire tutte le piante, lasciandone qualcuno scoperta e quindi vulnerabile all’attacco se le condizioni climatiche sono quelle suddette.
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