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Una volta infettata dalla bolla del pesco, la pianta subisce una progressiva defogliazione che sarà tanto più spinta quanto più favorevoli saranno le condizioni ambientali di temperatura ed umidità. A causa della riduzione della superficie fogliare, il pesco si trova nella condizione di non poter produrre l'ordinaria quantità di metaboliti e questo si riflette negativamente sul suo sviluppo e, soprattutto, sulla produzione di frutta. Se non curata, questa patologia può portare la pianta al disseccamento completo nell'arco di tempo di circa 2-3 anni, poiché, in mancanza di un numero sufficiente di foglie, anche le porzioni rameali più giovani non potranno essere nutrite adeguatamente e quindi andranno incontro a necrosi. L'esemplare indebolito dal fungo è anche più suscettibile a contrarre batteriosi e virosi a causa delle numerose lesioni presenti nei tessuti verdi.
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Gli interventi di difesa contro la bolla del pesco possono attuarsi sostanzialmente secondo due modalità principali: mediante mezzi chimici ovvero tecniche biologiche manuali. L'intevento chimico sul pesco contro questo agente eziologico si giustifica principalmente dove il numero degli esemplari colpiti dalla malattia risulta ingente. Il principale prodotto fitofarmacologico somministrato ai peschi è la dodina, con un trattamento autunnale e due durante la stagione vegetativa. Maggiori irrorazioni possono essere effettuate in casi di attacchi particolarmente pesanti. Per singole piante da giardino è possibile invece eliminare manualmente le foglie colpite e bruciarle. In questo modo si previene la diffusione delle spore del fungo nell'ambiente.
Un modo per ridurre l'impiego di prodotti chimici nel frutteto contro la bolla del pesco è quello di intervenire esclusivamente nei momenti in cui il patogeno è più vulnerabile. E' quindi estremamente importante attuare un programma di osservazione sistematica del frutteto, in particolare all'inizio della ripresa vegetativa. Individuare le piante colpite consente anche di effettuare trattamenti mirati e non a tappeto su tutta la superficie produttiva. Inoltre, è importante agire precocemente sulle piante, prima che il fungo sviluppi la sua tipica peluria bianca sulla pagina inferiore della foglia, ossia le sue strutture riproduttive volte a diffondere le spore nell'ambiente circostante. In tal modo si contrasta la reinfezione della Taphrina deformans l'anno successivo e, soprattutto, si impedisce l'allargamento dell'infezione sulle altre piante.
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