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Una delle piante che davvero è famosa in tutto il mondo per il carattere prettamente ornamentale e su cui non possiamo nemmeno discutere è l’orchidea: questa pianta di origine tropicale asiatica ha avuto un successo ed una diffusione mondiali grazie al fatto che combina eleganza con una grande resistenza ed adattabilità al clima tipico degli ambienti chiusi domestici, ovvero poca circolazione di aria, umidità e temperature più o meno costanti durante l’anno, poca esposizione solare. Eppure ciò appare stranissimo se pensiamo che l’orchidea era (ma lo è ancora) la tipica pianta da sottobosco tropicale quando è stata scoperta, ovvero si riparava dalla luce solare grazie alle alte e folti chiome delle specie vegetali più grandi della foresta tropicale situata nel sud-est dell’Asia; la sua “migrazione” verso le case delle popolazioni della Cina, dell’India, della Malesia è cominciata per via della bellezza semplicistica che questa pianta rappresenta, molto aderente ai concetti tipici del buddhismo e di altre tipiche culture asiatiche che vedevano la sua forza celata dietro un’apparente esilità un vero simbolo di quanto la loro disciplina pseudo-religiosa predicava. In realtà l’orchidea che conosciamo noi è il risultato di una serie di ibridazioni, di riproduzioni “guidate” svolte per esaltare alcune caratteristiche della pianta e renderla ancora più adatta al mercato.
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Uno dei principali obiettivi della forte ibridazione che c’è stata nei confronti delle orchidee era proprio quello di migliorare la loro capacità di sopravvivere una volta portate in casa o comunque nei luoghi chiusi tipici della vita degli umani. In effetti, pur con la già citata capacità di resistenza delle orchidee, il clima è troppo diverso. E proprio tutto ciò è alla base delle malattie delle orchidee, le quali possono essere sia di tipo batterico e virale, ovvero causate per davvero da organismi che attaccano la pianta, e sia da cattive condizioni di sopravvivenza, come elevata umidità oppure altri aspetti che ora vedremo. Se vogliamo crescere la nostra orchidea dobbiamo considerare che: non bisogna mai danneggiare alcuna parte della pianta nemmeno per caso, in quanto le difese “immunitarie” sono basse ed una ferita è una autostrada per le malattie, inoltre non bisogna né far mancare una leggera ventilazione alla pianta per il ricambio d’aria e né bisogna permettere che le sue parti restino bagnate durante la notte in quanto il ristagno, anche minimo, è mal sopportato dall’orchidea; allo stesso modo la pianta non va innaffiata nella parte calda del giorno perché ha i pori dilatati e l’acqua penetrerebbe con tutti i batteri.
Per citare tutti i corretti comportamenti da tenere nei confronti dell’orchidea necessiteremmo di una enciclopedia botanica, perché ce ne sono davvero tanti; ma nel nostro ristretto spazio è ben dedicare una parte anche alle malattie propriamente dette che colpiscono l’orchidea: gli insetti che più attaccano questa pianta e che spesso ne causano la morte sono gli Afidi, la cocciniglia ed il ragnetto rosso; essi provocano rispettivamente, come sintomi, un generale appassimento della pianta con macchie necrotiche sulle foglie, macchie brune su tutta la superficie ed invece il ragnetto può essere trovato grazie alle sue piccole ragnatele ed anche a dei punti di decolorazione che infligge all’orchidea. Ma non solo gli insetti “amano” rovinare le nostre amate piante, ci si mettono anche i funghi, i quali colpiscono la pianta proprio a causa delle cattive condizioni di vita che le imponiamo (con umidità, ristagno e poco ricambio d’aria le cause più forti). In questo caso possiamo notare in generale un marciume di varie parti della pianta, a seconda del fungo specifico. Invece, come ultima analisi, ci sono le malattie da virus che per l’orchidea si riducono a due principali, ovvero il virus della “maculatura” e del “mosaico”, dagli effetti che provocano alla pianta.
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