La coltivazione di un’ortensia in vaso deve basarsi su un fattore fondamentale: questa specie è acidofila, di conseguenza avrà bisogno di un terreno particolare. Le piante acidofile prediligono terreni acidi, ma in realtà l’ortensia si adatta anche ad altri tipi di terreno. Tuttavia, il livello di ph del substrato determina il colore dei fiori: generalmente, con un ph 4.5 o 5 si avranno i proverbiali fiori blu, mentre con un ph di 6 o 6.5 otterremo altri colori, come il rosa o il rosso. Coltivandola in vaso, è possibile determinare il colore dei fiori della nostra ortensia molto facilmente, basta comporre un substrato più o meno acido e il gioco è fatto. Molto dipenderà anche dall’acqua che useremo per le irrigazioni, perché se sarà calcarea il livello di acidità si abbasserà. Se invece non intendiamo somministrare alla nostra pianta dei prodotti per il ph, allora sarà la conformità del terreno a determinare in maniera naturale il colore dei fiori. In primavera è comunque bene somministrare al nostro esemplare un concime a lenta cessione che gli possa fornire le sostanze nutritive necessarie per la fioritura.
Per mantenere a lungo e in salute un’ortensia in vaso, bisognerà provvedere periodicamente alla sua potatura. Questa operazione andrà eseguita con attenzione e servirà per lo più a dare una forma alla chioma, per far sì che non trasbordi troppo dal recipiente. La potatura va effettuata in primavera e consiste nell’eliminazione dei rami vecchi e di quelli danneggiati, mentre non vanno assolutamente toccati quelli giovani, nati nell’annata appena trascorsa. Le piante più vecchie, invece, hanno bisogno di essere sfoltite molto di più, perché in questo modo saranno incoraggiate a produrre nuovi germogli verdi. In generale, l’ortensia è una pianta abbastanza resistente e raramente viene attaccata da parassiti. L’unico problema serio che potrebbe avere è la clorosi, ossia un deperimento della pianta che porta all’ingiallimento delle foglie. Questo fenomeno è dovuto soprattutto alla mancanza di ferro nel terreno, dunque per combatterlo bisogna usare un prodotto specifico.
L’ortensia che oggi coltiviamo in vaso è in realtà una pianta dalle antiche origini. Il suo nome botanico è Hydrangea, un termine che si riferisce alle capsule dure che contengono i semi, simili a recipienti nei quali una volta si raccoglieva l’acqua delle piogge. In Europa la coltivazione di questa pianta si diffuse veramente solo a partire dal XIX secolo, ossia quando arrivarono anche qui le bellissime varietà cinesi e giapponesi, che sostituirono di fatto quelle americane, le uniche conosciute fino ad allora nel vecchio continente. In Oriente, oltre che per adornare i giardini, l’ortensia viene usata anche per altri scopi: i giapponesi, ad esempio, utilizzano i fusti di alcune varietà per produrre oggetti come bastoni, pipe, maniglie e manici; con le foglie della varietà chiamata serrata, invece, si prepara una tisana chiamata dagli orientali tè celeste. Il nome non è un caso: con questo infuso, infatti, si lavava la statua di Buddha durante alcuni rituali.
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