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Anche conoscendo le enormi proprietà della vite e la sua importanza anche a livello economico (in Italia, tra export e mercato nazionale, il vino muove molti miliardi di euro all’anno) per il nostro Paese, oggi vogliamo parlare dell’ulivo: questa pianta ha origini antichissime, dovute anche alla sua caratteristica longevità che non fa essere rari esemplari da quasi o più di cento anni di vita; dal punto di vista geografico pare che derivi dall’evoluzione di piante della costa nord del Mediterraneo, ma altri studi posizionano l’origine in Persia e che in America. Sta di fatto che per la sua bellezza, il dolce frutto che produce (l’oliva) ed il nettare che da esso si ricava (l’olio d’oliva), per il nostro Paese l’olivo – sinonimo di ulivo – è una vera e propria istituzione. In effetti noi Italiani siamo poi diventati maestri nell’arte del coltivare l’ulivo e di produrre l’olio, tant’è che nel mondo l’olio extravergine di oliva di origine italiana e marcato D.O.P. è un vero e proprio marchio di qualità che porta alta la nostra bandiera tricolore. Ma, prima ancora che la produzione dell’olio, è la coltivazione dell’ulivo che rappresenta un’arte, tramandata nei secoli con quei trucchetti, quegli accorgimenti che esprimono amore per la pianta e per la sua salute.
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Uno dei segreti più grandi dei coltivatori di ulivi e produttori di olio è la concimazione delle loro piante; tutto viene tenuto gelosamente nascosto alla concorrenza ed al resto della popolazione, perché si tratta di vere scoperte e conquiste personali che si fa fatica a rendere pubbliche, soprattutto se da esse deriva il successo personale. In Italia possiamo vantarci dell’olio tra i migliori al mondo, purissimo, sano e leggero come poche altre cose su questo pianeta; va da sé quindi che la maggior parte dei produttori di olive ritenga una blasfemia quella di utilizzare prodotti chimici per produrre il loro materiale, il quale può vantarsi di premi e fregi proprio perché frutto solo della terra e non di laboratori. Ed ecco quindi che la concimazione più utilizzata per l’ulivo è il caro vecchio … letame. Sì esatto, proprio gli escrementi degli animali da fattoria sono tra le sostanze migliori per permettere al terreno di recuperare tutte le sostanza nutritive necessarie ad alimentare la crescita perfetta dell’ulivo. Basta scavare una buca intorno alla pianta e porci dentro il letame in quantità di qualche chilo al massimo, poi ricoprirlo di terra e lasciare fare tutto alla natura.
Questa storia della concimazione col letame sembrerebbe risolvere tutti i problemi, anche perché il letame ha un costo limitatissimo ed in alcuni casi nullo; solo che per chi grosse coltivazioni di ulivi, la quantità di letame necessaria sarà tanta, quindi servirà una grande quantità di mucche, cavalli, buoi per “produrla”. Ed il problema odierno è esattamente questo, ovvero quello di avere degli allevamenti di animali, cresciuti ed alimentati in maniera naturale (e non con ormoni o altre sostanze che finirebbero per inquinare persino i loro escrementi) per poter disporre della quantità di letame necessaria. Ecco quindi che in mancanza di questi presupposti si ricorre a degli integratori prodotti sì industrialmente, ma cercando di evitare l’abuso di chimica e provando a far sì che vengano assorbiti del tutto e non restino scarti chimici nel terreno; per quanto riguarda gli ulivi il concime migliore dopo il letame è il classico NPK (ovvero: azoto, fosforo, potassio), con leggera predilezione per l’azoto e poi per il potassio, mentre il fosforo dev’essere sempre in minoranza. I periodi per concimare sono quelli della primavera (quindi tra marzo e giugno) e nel mese di settembre, ovvero prima della raccolta delle olive destinate alla produzione di olio extravergine tramite frantumazione in frantoi con filtro.
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