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Partiamo col nostro ragionamento considerando ciascuno un proprio hobby, del tipo più svariato, e provando a considerando cosa occorre in termini materiali e cosa occorre sapere per praticare quel determinato passatempo. Se ciò a cui abbiamo pensato è uno sport come il calcio, beh allora servirà un pallone (almeno, perché in realtà servirebbero anche le porte in cui segnare i goal) e conoscere almeno qualche regola elementare. Se invece, per fare un altro esempio, abbiamo pensato all’hobby del modellismo, in quel caso occorrerà il modellino e gli attrezzi per la sua manutenzione e poi occorrerà conoscere qualche principio base di meccanica per tenerlo in buone condizioni. Abbiamo quindi visto che per ogni hobby occorre dell’attrezzatura ed occorre conoscere una o più tecniche, lo stesso vale anche per il giardinaggio: è vero che gli attrezzi sono quelle vanghe, pale, carriole, rastrelli eccetera che i nostri nonni (o la maggior parte di essi) utilizzavano per lavorare la terra che forniva loro da vivere, però pur essendo strumenti “datati” vanno comunque posseduti (il loro costo attualmente è molto basso, anche da nuovi) e soprattutto si deve conoscere come varia la stagione e la temperatura, le caratteristiche delle piante da coltivare e le esigenze specifiche, e tanto altro.
Messo da parte l’argomento degli attrezzi che in questo articolo non approfondiremo, ci rivolgiamo alla parte delle tecniche, ovvero di quelle conoscenze da possedere affinché ci si possa approcciare ad un corretto lavoro in ambito naturale. Una tecnica preziosa è quella della concimazione: tutti sanno per grandi linee a cosa ci si riferisce quando si parlare di “concimare” (aggiungere qualcosa alla terra per renderla più produttiva), ma nessuno sa il perché di una tale importanza data a questa operazione. Il terreno deve essere pensato come una riserva di elementi nutritivi e vari tipi di piante necessitano in maggior parte di una parte di essi, mentre altre piante necessiteranno di altri tipi. Ovviamente, un terreno coltivato ad uliveto vedrà scemare le sostanze preferite dall’ulivo, che quindi dovranno essere reintegrare al fine di garantire la buona produttività delle piante nel tempo. Quando ciò non può essere fatto dalla natura (in una situazione “incontaminata”, ciò sarebbe fatto dagli animali e dagli eventi atmosferici forti), l’uomo deve intervenire, e ciò può essere fatto sia con sostanze naturali (soprattutto compost e letame, ovvero feci di grossi animali da pascolo) che con elementi chimici lavorati.
Abbiamo detto che ogni pianta ha bisogno di una determinata tipologia di sostanze dal terreno ed inoltre bisogna considera che le varie specie di piante si differenziano anche per come assorbono tali sostanze, e ciò va ad influire sul “come” e sul “quando” noi dobbiamo dargliele. Nel caso degli agrumi, una delle coltivazioni più diffuse in Italia, soprattutto nel centro e sud del Paese, si va ad evidenziare che la loro necessità è la seguente: occorre un concime bilanciato (ovvero con i macroelementi potassio-azoto-fosforo divisi in parti uguali) con un alto tenore di microelementi, ovvero con abbondanza anche di quegli elementi come il manganese, il ferro ed altri. Non solo, gli agrumi preferiscono, per garantire una costanza di sviluppo alla pianta ed in particolar modo ai frutti, che il concime dato loro sia a lento rilascio, ovvero costituito da sostanze che non sono facilmente assimilabili dalla pianta, per cui il processo durerà un po’ (anche dei mesi) e ciò gioverà alla pianta ed ai suoi frutti. Ovviamente questa procedura è da compiere da marzo fino a settembre, ovvero nel periodo di massima vitalità delle specie di agrumi. La cultura popolare insegna che una “macinata” di lupini è un ottimo concime mensile per gli agrumi, così come lo è del letame di qualità.
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