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L’olio è un nettare speciale per tantissime persone, dato che, soprattutto nel regioni dal clima migliore e più produttivo per l’ulivo, esiste ancora la tradizione di produrre l’olio da sé stessi: basta qualche bella e produttiva pianta in giardino, tanta passione ed un pizzico di saggezza popolare per produrre dell’ottimo olio che potrà bastare anche fino alla successiva raccolta di olive. Come possiamo accorgerci facilmente, la pianta di ulivo è fondamentale per tante persone e tante attività, quindi è giusto che venga protetta contro tutto ciò che o può lasciar una famiglia senza olio o un’azienda senza la materia da vendere principale; le peggiori affezioni dell’olio sono, come accade spesso per questo genere di piante, sono causate dalla presenza di insetti e da quella di particolari specie di funghi. Questi ultimi possono sia solo appoggiarsi alla pianta per crescere, senza rubarne alcuna sostanza nutritiva ma solo rovinandola esteticamente, e sia possono parassitarla ed in quel caso ne pregiudicano la resa produttiva e, nei casi più gravi, la vita stessa. Oggi però parleremo di un insetto che infesta l’olivo e che da molte persone è giudicato come il più grande problema che affligge questa pianta, anche perché spesso intacca la produzione di olive e quindi di olio.
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La mosca dell’olivo, detta anche “mosca olearia” e col nome scientifico di Bactrocera oleae, è un insetto molto simile alla mosca comune, ma con dimensioni leggermente inferiori, colori del capo e del dorso differenti, ma soprattutto ha la caratteristica che le sue larve sono infestatrici della drupa dell’oliva; come abbiamo già precisato, questa specie della famiglia di insetti Dacinae è considerata come l’avversità più preoccupante delle piante di ulivo. Ovviamente il ruolo più “devastante” spetta alle larve, le quali nascono e crescono nella drupa dell’oliva, ovvero nella “polpa”; è pur vero che il ciclo di vita comincia con la deposizione di queste uova nell’oliva stessa da parte della femmina di mosca dell’olivo, la quale pratica un foro circa triangolare sulla superficie del frutto e vi deposita un singolo uovo, ripetendo poi l’operazione sia sulla stessa oliva che su altre. Quando dall’uovo fuoriesce la larva, essa comincia a scavare verso il centro dell’olivo, non giungendo mai al nocciolo ma creando tante gallerie nell’oliva da renderla molto evidentemente attaccata. Quando cresce e si approssima allo stato di pupa, comincia a scavare verso l’esterno fino a cadere dalla pianta, sviluppandosi poi sul terreno. A questo però il danno peggiore è già stato fatto, con l’oliva che ha perso sia la sua superficie liscia e luminosa e sia il sapore caratteristico.
Come accennato alla fine del precedente paragrafo, il danno che la larva della mosca dell’olivo procura alla coltivazione è sia estetico che funzionale, in quanto addirittura si va ad intaccare il sapore dell’oliva stessa ed anche dell’olio; sembra incredibile, ma in realtà da studi effettuati è stato riscontrato che l’olio subisce i maggiori danni, avendo un sapore molto più acido, causato da un aumento dell’acidità conseguente ad una maggiore dose di acido acetico in percentuali comprese tra il due percento ed il dieci percento (dipendente dalla gravità dell’infestazione). Si può quindi immaginare che trovare dei rimedi è fondamentale, dato che ciò può influenzare negativamente il raccolto, la resa e quindi la rendita economica derivante dall’olio. Purtroppo i nemici naturali della mosca dell’olivo sono pochi, limitandosi a qualche esemplare del genere Imenotteri e da uno di Ditteri, alcuni dei quali importati da altri continenti perché assenti nel bacino mediterraneo. Come interventi preventivi si possono posizionare esche proteiche avvelenate, che attireranno l’insetto perché esso deve integrare la sua dieta povera di proteine; in ultimo, c’è la lotta chimica, sempre ricca di pro e contro per via della natura dei diserbanti utilizzati.
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