Le piante che “mangiano”, anche se il termine non è nell’accezione classica, sono le cosiddette piante carnivore, le quali sarebbero meglio definite come insettivore in quanto in un numero superiore al novantanove per cento dei casi si tratta di mangiare insetti. Esse sono frutto dell’evoluzione che le ha portate ad assimilare le sostanze nutritive attraverso la digestione di insetti invece che l’assorbimento dal terreno attraverso le radici. I metodi di cattura sono molto interessanti: ci sono le piante con trappola “a tagliola”, ovvero due lobi che si chiudono quando avvertono la presenza dell’insetto, oppure le piante con trappola “ad imbuto”, ovvero con i petali degenerati in un’unica superficie curva di forma cilindrica allungata che intrappola l’insetto essendo di forma stretta e contenente poi un liquido appiccicoso. Dopo la cattura, inondano la preda con succhi digerenti che la smolecolano per ottenerne le sostanze nutrienti.
Le piante carnivore possono essere facilmente utilizzate per catturare gli insetti che disturbano girando per casa ed impedendo di riposare a causa del loro ronzio e dei loro morsi; parliamo nello specifico di zanzare e mosche. Le piante riusciranno sicuramente ad attrarle e ad eliminarle, ma c’è una considerazione da fare: una pianta carnivora, dopo aver mangiato una mosca, può stare anche due settimane senza mangiare perché è certo che impiegherà almeno una settimana per digerirla e riaprirsi. Ciò vuol dire che bisognerebbe avere un numero elevato di piante in modo che coprano tutto il tempo senza buchi di giorni o settimane per digerirle e rigenerarsi. Non solo, le piante carnivore hanno bisogno di specifiche accortezze climatiche e soprattutto di acqua decalca rizzata in quanto il calcio contenuto nell’acqua comune di rubinetto interviene in alcuni meccanismi vitali bloccandoli e portando la pianta alla morte.
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