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Il tamarillo preferisce i climi tropicali e subtropicali, però è in grado di adattarsi anche ai climi temperati caldi; i valori termici inferiori allo zero e maggiori di 35 °C possono danneggiare la pianta in maniera grave. Durante l'autunno è consigliabile procedere ad una pacciamatura con paglia e foglie secche, creando una sorta di protezione dai freddi invernali; nelle zone soggette a gelate si può posizionare in parte al fusto una bottiglia di plastica piena d’acqua per fare da scudo alla pianta. Le esposizioni nelle zone completamente soleggiate sono ideali nei climi freschi; negli ambienti più torridi nel periodo estivo il tamarillo si sviluppa in maniera ottimale in situazioni di luminosità media. Teme i venti eccessivi visto che è una pianta molto fragile; predilige terreni sciolti, freschi, profondi, subacidi e ben drenati, mentre rifugge quelli compatti e soggetti a ristagni idrici. È una pianta originaria del sud America, in Colombia cresce spontaneamente tra 1000 e 3000 m di altitudine, è diffuso in Perù, Brasile, Argentina e Cile; attualmente è coltivato in Nuova Zelanda, nel sud est asiatico, in Africa e in Israele, mentre nel nostro Paese è presente qualche impianto nella zona del Vesuvio e in Liguria.
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Le cultivar commerciali di tamarillo più diffuse sono: Ecuadorian Orange, Goldmine, Inca Gold, Oratia Red, Rothamer, Ruby Red, Solid Gold eYellow. Il tamarillo si propaga per seme e per talea.
Il metodo di propagazione influisce sul tipo di pianta che si vorrà ottenere: le piante ottenute da seme risulteranno, a maturità avvenuta, erette e ben sviluppate, infatti il fusto comincia a ramificare soltanto ad un’altezza di 2 m, mentre quelle ottenute da talea rimarranno piccole ed a portamento arbustivo.I sesti d’impianto sono di 1,5 X 1 m, con una densità di 4000 piante/ha. La potatura, effettuata ogni anno, consiste nell’eliminazione delle parti vegetative in eccesso in modo da permettere una buona fruttificazione, che si verifica maggiormente sui germogli dell’anno. Mediante la concimazione vengono apportati gli elementi nutritivi più importanti come azoto, fosforo e potassio. È possibile distribuire del letame maturo a fine inverno, altrimenti si somministra del concime complesso a lento rilascio frazionandolo in 2-3 interventi. Durante il periodo estivo il fabbisogno idrico della pianta aumenta notevolmente e bisogna intervenire con l’irrigazione; fenomeni ripetuti di stress idrico possono compromettere lo sviluppo vegetativo e la fruttificazione. La raccolta avviene da ottobre a maggio, i frutti vengono raccolti quando assumono la colorazione caratteristica delle cultivar, in seguito si sottopongono ad una post-maturazione per favorire l’intenerimento della polpa. Il tamarillo può essere conservato per 3-4 mesi in frigorifero, mantenendo intatte le sue caratteristiche organolettiche.
Il periodo primaverile è caratterizzato da escursioni termiche e precipitazioni frequenti, queste condizioni possono favorire l’instaurarsi di funghi; il metodo migliore per prevenire la loro presenza è la scelta di appezzamenti esposti a sud e di terreni ben drenati, inoltre bisogna garantire una buona circolazione dell’aria intorno alla pianta evitando di lasciare la chioma troppo densa. Tra i parassiti animali si ricordano alcuni insetti, le cui larve si nutrono delle foglie, ed i merli, che danneggiano le bacche.
Il tamarillo può essere consumato fresco come la frutta, con aggiunta di zucchero, la buccia non si mangia. Altri impieghi sono quelli industriali, che consistono nella preparazione di dessert, di succhi, di salse tipo pomodoro e di confetture. Il frutto è antiossidante, ricco di vitamine e fibre, ha un’azione antistress ed inoltre stimola le difese immunitarie.
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