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Il Pino marittimo è presente nella nostra Penisola tra 0 e 800 metri sul livello del mare, in tutte le regioni tranne Valle d’Aosta, Trentino, Marche, Calabria e Basilicata, soprattutto in boscaglie (a volte con il leccio) e in boschi costieri. E’ un albero che si adatta abbastanza per quanto riguarda il terreno, sia in fatto di impasto che di pH, anche se non sopporta terreni argillosi né troppo basici, l’importante è che gli venga assicurato un buon drenaggio. Può crescere su suoli molto poveri e aridi, tollera ovviamente molto bene le esposizioni marittime, e necessita del pieno sole. Essendo xerofilo, lontano dai litorali dove la presenza del mare mitiga la rigidezza del clima, può soffrire durante l’inverno.
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Il Pino marittimo si propaga per seme subito dopo la raccolta oppure nel tardo inverno, in contenitori singoli in serra fredda. Eventualmente si può fornire un breve periodo di vernalizzazione (4 settimane a 4°C) ai semi per incrementare la germinazione della semente conservata. A causa dell’estensione dell’apparato radicale i semenzali vanno posti a dimora il prima possibile e durante il primo inverno all’aperto è bene fornire loro un certo riparo. In questo modo si avrà la miglior crescita possibile. In alternativa è possibile trapiantare giovani esemplari tra i 30 e i 90 cm di altezza al massimo, pena l’arresto completo della crescita per diversi anni e la minore stabilità nei confronti del vento. Volendo procedere per propagazione vegetativa è bene ricordare che le talee radicano solo se prese da alberi con meno di 10 anni di età. Si preleva tutto il fascio di foglie avendo cura di eliminare le gemme dalla talea qualche settimana prima di tagliarla. Per le sue caratteristiche il Pino marittimo è ideale in filari in ambienti costieri, come frangivento oppure come barriera per non far avanzare le dune di sabbia. Può consolidare terreni sabbiosi con grande successo. Molto bello in filari lungo le strade, ma anche come specie isolata in contesti ampi, naturali, può dare buoni risultati. E’ necessario fare attenzione al suo apparato radicale ampio. Sarebbe bene non piantarlo mai troppo vicino a un’abitazione o ai marciapiedi.
Tra i parassiti del Pino marittimo ricordiamo la processionaria del pino, gli acari e gli afidi. Viene colpito come altri congeneri dal cancro resinoso del pino, una grave malattia estremamente contagiosa proveniente dagli Stati Uniti e causata dal fungo che nella forma conidica prende il nome di Fusarium circinatum. I sintomi sono scolorimento degli aghi che infine diventano marroni, cuscinetti di spore rosa attorno al colletto della pianta i cui tessuti si impregnano di resina, cancri del fusto e dei rami e essiccazioni delle parti distali dell’albero. Le piante adulte di solito vengono deturpate ma non muoiono, quelle molto giovani invece non hanno scampo.
La corteccia del Pino marittimo si usa come pacciamatura. Il suo legno è tenero, grossolano, molto ricco di resina, e si usa per produrre pasta da carta e imballaggi. In realtà al giorno d'oggi l'utilizzo del pino marittimo è più legato al consolidamento delle spiagge e dei litorali che ad una funzione produttiva vera e propria. La funzione ecologica è assicurata dalle sue radici e dal fatto che cresce benissimo in zone marittime.
Un tempo il pino marittimo era utilizzato e sfruttato anche per la sua produzione di resina ma attualmente questa funzione produttiva è svanita.Segnaliamo le tre sottospecie di Pino marittimo: Pinaster che colonizza le coste atlantiche, Escarena delle coste del Mediterraneo, e Renoui tipica dei monti dell’Atlante.
Il pino è uno degli arbusti più popolari del nostro territorio mediterraneo. Se si desidera potare un pino marittimo, il periodo migliore per realizzare la potatura è l’inverno. Questo perché in primavera la pianta mostra le sue prime foglie, o meglio i suoi aghi, mentre in autunno questi cadono a terra. In inverno invece, il pino si trova in uno stato vegetativo ed è in piena forza per poter affrontare nella maniera migliore una possibile potatura. Usualmente, la potatura del pino marittimo viene realizzata esclusivamente per far sviluppare al meglio la chioma o ancora per ripulire la pianta dai rami più secchi. Un errore da non compiere è la cimatura del pino, ossia il taglio della punta. In questo caso il pino marittimo non avrebbe la capacità di ricreare nuovi rami laddove sono stati recisi e questo, causerebbe uno scompenso significante nella sua crescita.
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