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L’acero campestre preferisce i climi temperati umidi, però ha un buon sviluppo sia negli ambienti freddi che in quelli caldi, ma non troppo secchi, in quanto sopporta i valori termici di alcuni gradi al di sotto dello zero e le alte temperature. Le esposizioni migliori sono gli ambienti parzialmente ombreggiati e completamente soleggiati, meglio se riparati dai forti venti. In fatto di terreno l’acero oppio è una pianta adattabile, però predilige i suoli sciolti, freschi, calcarei e ben drenati, a differenza di altri alberi vegeta abbastanza bene anche sui terreni compatti e costipati, soggetti ai ristagni idrici. Questa specie è originaria dell’Europa e dell’Asia occidentale, nel nostro Paese cresce allo stato spontaneo nelle regioni del nord e del centro fino ad un’altitudine di 1000-1200 m.
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Le cultivar di acero campestre si distinguono tra loro principalmente in base alla taglia ed al portamento degli alberi. Le varietà più importanti, in ordine crescente di altezza, sono: Carnival, Compactum, Eastleigh weeping, Commodore, Elsrijk, Queen Elizabeth e Elegant. Le cultivar Carnival, Elsrijk e Elegant hanno una chioma di una forma più o meno tondeggiante, Compactum è caratterizzata da un portamento colonnare con ramificazioni molto dense, Eastleigh weeping ha un habitus di crescita pendulo, mentre nella cultivar Queen Elizabeth è piramidale.
La propagazione avviene per talea, mentre l’impianto si effettua ad inizio autunno oppure a fine inverno-inizio primavera. Per la messa a dimora si utilizzano piante alte 3 m, aventi una circonferenza del fusto di 16-18 cm, le dimensioni della buca sono di 60 X 60 cm con una profondità di 80 cm, inoltre per il sostegno sono necessari due tutori in legno alti 2 m da piantare nel terreno ed un traversino attaccato ad essi e legato alla pianta. Nel caso della messa a dimora nei parchi pubblici le piante devono essere distanziate tra loro almeno 6 m, in quanto le radici esplorano il terreno oltre le dimensioni della chioma.
L’acero oppio viene coltivato come pianta ornamentale nei parchi pubblici, nei giardini, per la formazione di alberature stradali e per effettuare rimboschimenti in associazione a conifere e ad altre latifoglie; in passato veniva utilizzato come sostegno per le viti. L’acero campestre è in grado di sopportare anche interventi di potatura piuttosto consistenti, i quali sono necessari, specialmente nei viali alberati, in quanto la pianta ha una forte tendenza a ramificare nella parte basale. Queste operazioni di potatura vengono eseguite in inverno e possono essere ridotte se viene effettuata una giusta scelta delle branche nelle fasi di crescita iniziali della pianta. La concimazione si esegue durante all’impianto apportando del letame maturo, negli anni seguenti, qualora fosse necessario, si distribuisce del concime complesso a lenta cessione alla ripresa vegetativa. Le irrigazioni sono necessarie soprattutto se le piante sono state messe a dimora da poco, però bisogna intervenire anche nel caso di esemplari adulti qualora si manifestassero condizioni di siccità prolungata in quanto l’acero oppio non si sviluppa bene su terreni completamente asciutti.
L’acero campestre è una pianta abbastanza soggetta ad attacchi di parassiti, tra i funghi si ricordano l’oidio, che colpisce le foglie, i cancri rameali di Nectria galligena ed la verticillosi, la quale si instaura nel sistema vascolare. In quest’ultimo caso le piante colpite vanno eliminate ed è consigliabile impiegare varietà resistenti. L’insetto più pericoloso è un coleottero xilofago che può colpire i giovani esemplari in vivaio, ma anche alberi adulti, provocando disseccamenti all’intera pianta; attualmente il metodo di lotta più efficace consiste nell’eliminazione delle piante attaccate.
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