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La Paulonia è stata introdotta in Europa nel XVIII secolo circa, come pianta ornamentale e nella nostra penisola è tutt’ora impiegata a tale scopo. E’ presente tra 0 e 600 m di altitudine. E’ una specie eliofila che però si adatta anche alla mezzombra, che è da preferirsi per l’eventuale coltivazione in contenitore, onde evitare l’afflosciarsi delle foglie durante le ore di maggior calura estiva. Preferisce un terreno sciolto, ben drenato e non compattato, e soprattutto molto ricco di sostanza organica data la velocità di crescita soprattutto durante i primi tre anni di vita, ma in realtà si rivela piuttosto adattabile in questo senso colonizzando senza problemi anche suoli brulli e difficili. Non essendo una pianta particolarmente rustica ha difficoltà a sopportare geli prolungati e gelate tardive.
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La propagazione della Paulonia avviene per seme in condizioni di luce sufficiente e tenendo conto che i semenzali non tollerano ombreggiatura, o talea radicale di solito presa da semenzali di un anno circa, oppure per margotta soprattutto in caso di coltivazione a scopo bonsaistico. Non richiede particolari attenzioni dal punto di vista della fertilizzazione se in autunno le foglie vengono lasciate un paio di settimane almeno sul terreno circostante il fusto, dato che decomponendosi lo arricchiscono spontaneamente di sostanze nutritive. In alternativa si può procedere a una fertilizzazione annuale a fine inverno-inizio primavera. La Paulonia si presta a molteplici utilizzi come essenza ornamentale isolata o in gruppi, come frangivento per la densità della sua chioma, come barriera nei confronti dell’inquinamento dato dalle polveri, che la pianta riesce a fermare grazie alla peluria che copre le sue foglie. La bellezza della sua fioritura è indiscutibile, e dà il meglio se inserita in un contesto d’insieme esotico, accostata a arbusti come le azalee o i rododendri, e a rampicanti, come schizophragma hydrangeoides per esempio, che fioriscano nello stesso periodo. Bella anche circondata da grandi cespugli di ortensie in varietà oppure da grandi gruppi di kniphofia accostate a cultivar di Canna indica laddove il terreno lo consenta. Data la sua capacità pioniera è adatta a riqualificare terreni minerari abbandonati.
Tra i patogeni specifici della Pulonia ricordiamo il fungo Phyllosticta paulowniae, non presente in Italia, e Phyllactinia guttata e Uncinula clintonii agenti fungini dell’oidio (solo il primo è presente nel nostro paese). Questi due funghi sono molto pericolosi per la pianta e possono causare dei danni al legno della pianta, andando a compromettere in maniera molto seria la stabilità della paulonia e dell'albero, oltre a deprezzare il legname in maniera molto forte.
Una malattia che può invece colpire le foglie di paulonia è l'oidio. In particolar modo nei luoghi umidi, in periodi caldi, sulle foglie si può formare una patina di oidio che se non curata può diventare pericolosa ed intaccare la salute della nostra pianta.
Il legno di Paulonia è pregiato, durevole, flessibile e leggero, e viene utilizzato per molteplici scopi. In oriente lo si impiega per realizzare strumenti musicali (sfruttandone le doti acustiche), geta (sandali giapponesi), armadietti per i Kimono, e maschere. In occidente lo si utilizza soprattutto per realizzare rivestimenti e serramenti, oggettistica varia tra cui scatole, truciolati, mobili e via dicendo. Non viene attaccato dai tarli e dai funghi e resiste molto bene all’umidità. Si lavora facilmente ma non tiene né le viti né i chiodi, quindi o si utilizza della colla (ne assorbe molta) oppure va prevista una lavorazione a incastri che richiede una certa maestria.
Un altro utilizzo molto frequente di questo legno negli ultimi anni è quello come legno per gli sci. Grazie alla sua ottima resistenza, alla buona elasticità ed alla leggerezza, il legno di paulownia viene utilizzato da diverse case per produrre gli sci.
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