Pero selvatico

Generalità

Il Pero selvatico o Perastro (Pyrus pyraster) è un arbusto a rami espansi alto 3-4 m o in condizioni ottimali un albero di 15-20 m appartenente alla famiglia delle Rosaceae. I ramuli sono spinescenti e le gemme glabre, tozze e coniche, i rami sono ascendenti e numerosi, corti e induriti, la chioma che ne deriva è piramidale. Il tronco ha corteccia grigio brunastra che si fessura con l’età formando delle placche quadrangolari profonde e caratteristiche. Le foglie sono decidue, alterne, con il picciolo lungo 2-5 cm ornato da stipole lineari caduche. Sono lunghe 3-6 cm e larghe 2-5 cm. La loro forma è variabile, da ovate a cordate, con l’apice acuto e il margine finemente dentato. All’inizio sono tormentose, poi diventano glabre e lucide, color verde scuro sulla pagina superiore e verde chiaro in quella inferiore. In autunno assumono bellissime sfumature rosso cupo o color bronzo. I fiori ermafroditi che compaiono tra aprile e maggio prima delle foglie sono riuniti in corimbi eretti di 3-7 elementi o anche più, sostenuti da peduncoli tormentosi, e hanno il calice formato da 5 sepali brevi e triangolari, peloso, e la corolla composta da 5 petali ovati a apice arrotondato, bianchi oppure soffusi di rosa all’esterno, con 20-30 stami con le antere rosso-violacee e i filamenti biancastri. L’ovario è a cinque logge e cinque stili pelosi alla base, e lunghi quanto gli stami. Gli stili sono liberi, non saldati alla base come nel genere Malus. L’impollinazione è entomofila. I frutti sono pomi conici e allungati di 2-4 cm, gialli, neri o bruni a maturità. Conservano i resti del calice e il loro peduncolo è più lungo del frutto. Nella polpa acidula che diventa dolce in seguito a sovra maturazione sono presenti granelli legnosi, ma i frutti sono comunque commestibili a maturità e hanno qualità astringenti.
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Clima e terreno

fiori pero selvatico Il Pero selvatico è diffuso in tutta la penisola con l’eccezione della Valle d’Aosta, dal piano fino a 1400 metri sul livello del mare, solo o con altri esemplari negli arbusteti, nei boschi di latifoglie o al loro limitare, dal Lauretum al Fagetum, cioè nelle zone fitoclimatiche caratterizzate da una temperatura media annuale che va da 6-12°C a 12-23°C con la temperatura media del mese più freddo che può variare di molto, scendendo però non oltre i -4°C. E’ molto rappresentato sugli Appennini centro meridionali. Predilige quindi un clima temperato fresco, e la Pianura Padana rappresenta il suo ambiente ideale. Rifugge i freddi intensi, la siccità e le temperature elevate. Preferisce suoli sciolti, profondi e drenati, ricchi di sostanza organica. Non tollera asfissia, ristagno idrico e l’eccesso di calcare. Ama il pieno sole, ma senza eccessi in piena estate.

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Impianto e tecniche di coltivazione

La propagazione può avvenire per seme in primavera o a fine inverno, previa estivazione cioè stratificazione calda (2-4 settimane a 20°C) seguita da stratificazione fredda cioè vernalizzazione (12-16 settimane a 2-5°C), o in alternativa si può tentare la semina autunnale senza bisogno di ricorrere a trattamenti particolari per rimuovere la dormienza dei semi. Il Pero selvatico è una albero o un arbusto di elevato valore ornamentale dalla primavera quando si copre di fiori, all’autunno quando le foglie mutano colore. Persino in inverno la pianta in riposo vegetativo ha un suo fascino. In un giardino biologico non può mancare sia perché i suoi frutti sono molto appetiti dagli animali, sia perché le api banchettano volentieri con i suoi fiori, sia perché può far parte di belle siepi informali in compagnia per esempio di Biancospino, Rose botaniche, Sorbo selvatico, Sambuco, Melo ornamentale, eccetera. Come esemplare isolato in giardino viene valorizzato dall’associazione con una rosa rampicante con la quale può condividere le eventuali esigenze di lotta antiparassitaria. In passato veniva usato come portainnesto per il Pero, ma le piante che se ne ricavano tendono a essere troppo alte e grandi. L’accrescimento è piuttosto lento.


Parassiti e malattie

Tra i parassiti che colpiscono il Pero selvatico ricordiamo Cacopsylla pyri ed Eriosoma lanuginosum, oltre a afidi e cocciniglie. Tra le malattie fungine più importanti invece vanno ricordate la ticchiolatura del pero causata dall’ascomicete Venturia pirina, la moniliosi, il cancro delle pomacee, l'oidio o mal bianco, e la maculatura bruna del pero causata da Stemphylium vesicarium. L’Erwinia amylovora, invece, è l’agente batterico che provoca il cosiddetto “colpo di fuoco” che porta al disseccamento generalizzato di chioma e tronco.


Caratteristiche del legno

Il legno del Pero selvatico è duro, compatto, a grana fine, di colore bruno rossastro e di buona qualità. Si utilizzava per la costruzione di righe e squadre, in xilografia, per la produzione di mobili. Oggi si usa ancora per la costruzione di strumenti musicali o parti di essi , e come combustibile. In seguito al trattamento con sali di ferro che lo fanno diventare nero, il legno del Pero selvatico prende il nome di falso ebano.


Pero selvatico: Varietà

Il Pero selvatico è ovviamente strettamente imparentato con il Pero comune, ma i sistematici non sono concordi quando si tratta di stabilire il loro grado di parentela. Alcuni sostengono che il Pero selvatico e il Pero comune siano in realtà la stessa pianta, e cioè che il Pero comune non esista spontaneo in natura, ma sia solo frutto di miglioramento genetico operato nel corso dei secoli dall’uomo a partire da Pyrus pyraster. In quest’ottica le cultivar di Pero comune andrebbero considerate tutte varietà del Pero selvatico.


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