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Il cedro, come già detto al precedente paragrafo, è una pianta orginaria dell’Asia, molto probabilmente dell’India e della Birmania. Le sue origini sono antichissime, così come molto remota è la sua importazione e coltivazione in Europa e in Italia. In passato, il frutto del cedro si utilizzava come repellente per le zanzare, svolgendo lo stesso effetto della citronella, mentre il suo utilizzo alimentare arrivò solo più tardi. La pianta si presenta come un arbusto che può raggiungere anche gli otto metri di altezza, con rami giovanili di colore rossastro e foglie ovali, lunghe e con una colorazione rossastra che, con la maturazione della pianta, diventa verde, I fiori, molto grandi, sbocciano in continuazione, con una fioritura concentrata prevalentemente tra la primavera e l’estate. I boccioli sono all’esterno rossastri, mentre all’interno sono bianchi. La colorazione esterna dei fiori può variare in base alla specie, con fiori esternamente ed internamente bianchi o bicolori. I frutti dei cedro sono simili a dei grossi limoni deformati, con forma a volte tonda o appuntita verso l’alto. La buccia di colore giallo, molto dura e rugosa, occupa parecchi centimetri della polpa, lasciando al frutto solo uno spazio limitato che rende poco conveniente il suo consumo.
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In natura esistono molte varietà di cedro. Questo particolare non deve però far confondere la pianta con un’altra presente in Libano. Quest’ultima, detta, appunto, Cedro del Libano è una conifera che non appartiene al genere cedrus. La confusione riguarda solo il nome delle due piante, derivato da un’errata traduzione della parola latina cedrus, trasformata nella versione volgare “citrus”, che si riferisce proprio al cedro come agrume. Le varietà di cedro si dividono in base al sapore dei frutti. In questo caso di distinguono specie a frutti acidi e specie a frutti dolci. I primi hanno frutti con polpa acida e fiori rossastri all’esterno e bianchi all’interno, i secondi, con frutti a polpa dolce, hanno i fiori completamente bianchi, sia all’interno che all’esterno. Tra le varietà acide più note ricordiamo la Liscia o Diamante, la Etrog e la Mano di Budda, con frutti dalla forma simile a una grande mano; mentre tra quelle dolci citiamo la Salò e il Cedro della Corsica. Alcune varietà acide producono frutti senza polpa e vengono coltivate esclusivamente per fini ornamentali.
Il cedro, come tutti gli agrumi, presenta specifiche esigenze climatiche. Pianta tipicamente mediterranea, non sopporta, infatti, i climi troppo rigidi, per cui è necessario tener presente questa peculiarità nella scelta del luogo dove collocarla. Come tutti gli agrumi, il cedro presenta necessità nutritive che cambiano enormemente in base alla composizione chimico fisica del terreno, la quale va preferibilmente migliorata con una buona concimazione di fondo prima dell’impianto. Il cedro è anche sensibile alle correnti d’aria ed agli sbalzi di temperatura, per cui, durante la sua coltivazione bisognerà proteggerlo attraverso recinzioni o frangivento.
Il substrato ideale per il cedro è fertile, ben drenato, soffice e ricco di sostanza organica. La pianta non sopporta i ristagni idrici e nemmeno i terreni duri, compatti, sassosi o argillosi. Un terriccio ideale per coltivare il cedro può essere composto da terriccio da fiore e da stallatico maturo, mentre quello del vaso può essere arricchito da uno strato di ghiaia sul fondo. Il cedro va rinvasato in primavera facendo attenzione a non rompere le radici che compaiono in superficie.
Come già accennato, il cedro è una pianta tropicale che gradisce climi temperato umidi. Rispetto agli altri agrumi, il cedro è forse quello che resiste meglio al freddo e alle gelate, ma non per periodi prolungati. Questa pianta può essere facilmente coltivata nelle regioni a clima caldo, come la Sicilia e la Calabria. L’ideale sarebbe un clima caldo e piovoso, ma le regioni indicate non eccellono certo per la piovosità; in tal caso bisognerà intervenire con frequenti irrigazioni. Il cedro predilige sia l’esposizione solare diretta e sia quella a mezz’ombra. Tutto dipenderà sempre dalla zona in cui viene coltivato. Nelle zone calde, in estate, può andare bene anche un’esposizione a mezz’ombra, mentre in quelle più miti si può pensare a una collocazione soleggiata. La temperatura migliore per coltivare il cedro è compresa tra i tredici ed in trentancinque gradi, mentre sono da evitare le temperature superiori ai trentotto gradi, poiché, in condizioni di bassa umidità, danneggiano gravemente la pianta.
Il cedro, lo si sarà capito leggendo le righe precedenti, è un arbusto che necessita della giusta quantità di acqua. La pianta va innaffiata regolarmente durante la primavera e l’estate e fino a settembre. Le annaffiature devono essere abbondanti ma non devono provocare ristagni idrici, ecco perché è meglio eliminare il sottovaso dal contenitore. L’acqua per irrigare il cedro e tutti gli agrumi in generale deve essere povera di calcio, cloro e residui di altri minerali che tendono ad accumularsi sulle foglie impedendo l’assorbimento delle sostanze nutritive.
Il cedro ama la concimazione organica, che favorisce lo sviluppo della pianta durante la sua prima fase di crescita. La concimazione ideale del cedro può essere fatta con stallatico maturo, da usare nella concimazione del terreno nella fase del primo impianto, o in vaso, ovvero a primavera, durante la sostituzione del contenitore. Spesso, nel cedro, come in tutti gli agrumi, la concimazione organica non è sufficiente a garantire un corretto assorbimento delle sostanze fertilizzanti, perché gran parte delle funzioni nutritive viene espletata dalle foglie. Una concimazione corretta e bilanciata di questo agrume si ottiene aggiungendo a quella organica anche concimi minerali liquidi e a lenta cessione, da spruzzare sulle foglie durante le annaffiature.
Il cedro è un arbusto che non necessita di potature eccessive, a parte l’eliminazione dei rami spezzati e delle foglie secche. Gli interventi si praticano a novembre e permettono di mantenere la corretta forma dell’albero. I frutti del cedro non vanno raccolti con le mani ma tagliando con la cesoia il grande picciolo che li lega al ramo. Nel taglio dei rami bisognerà individuare quelli fertili, che non vanno assolutamente eliminati. Il cedro, infatti, fruttifica sui rami dell’anno.
La propagazione del cedro avviene per seme, per innesto e per talea. Gli stessi metodi sono seguiti anche per altri agrumi. Gli innesti, ad esempio, a gemma, a spacco e a corona, permettono di avere piante più resistenti alle avversità ed alle malattie. Nella propagazione del cedro si sono sviluppate anche nuove cultivar ibride con caratteristiche migliori rispetto al cedro originale. Tra gli ibridi ricordiamo anche la cedrina, da cui si ricava un olio essenziale con una qualità superiore rispetto a quello estratto al cedro comune.
Dal punto di vista erboristico il cedro è stato recentemente rivalutato. Il succo, ricco di flavonoidi e di vitamina C, possiede, infatti, proprietà antiossidanti e viene impiegato anche per prevenire dolori, gonfiori addominali, coliti e persino i tumori del colon. Il succo di cedro possiede anche proprietà antipertensive e dimagranti. Dalla buccia si estrae invece, l’olio essenziale, usato anche per combattere la cellulite e la caduta dei capelli. Il succo di cedro va ricavato dal frutto fresco e va bevuto caldo preferibilmente la mattina. Ottime virtù sembrano, anche, possedute dall’olio essenziale di cedrina, più limpido e meno deteriorabile rispetto a quello del cedro, perchè trattiene meno sostanze resinose.
Il cedro è una pianta rustica che resiste molto bene alle avversità e alle malattie. Alcuni sintomi della pianta possono essere provocati dalle avversità climatiche, dai venti, dagli sbalzi di temperatura o dagli errori colturali. Prolungati periodi di gelo possono far seccare l’albero compromettendone la fioritura e la fruttificazione. I venti o le correnti d’aria possono danneggiare le foglie, mentre le eccessive annaffiature possono provocare dei marcimi nel fusto e nelle radici. Tagli di potatura effettuati con attrezzi poco puliti e disinfettati possono provocare batteriosi e virosi. In condizioni di calore e di scarsa umidità, la pianta può anche essere attaccata da afidi e cocciniglie. Le avversità si prevengono adottando tutti quegli accorgimenti colturali che proteggono la pianta dal vento, dagli sbalzi di temperatura e dal gelo. Se il cedro è coltivato in vaso, nei mesi invernali è meglio tenerlo al riparo dal freddo, costruendo magari una piccola serra con l’uso di grigliati o franfivento. Queste strutture impediscono anche alla pianta di subire l’azione dei forti venti invernali. Le batteriosi e le virosi si evitano potando l’albero con attrezzi ben puliti e disinfettati prima dell’uso, mentre gli attacchi dei parassiti si possono evitare garantendo alla pianta il giusto grado di umidità e di temperatura.
Il cedro si presta a tanti usi, sia alimentari che officinali. Dei secondi abbiamo già parlato nei paragrafi precedenti, sui primi possiamo aggiungere che riguardano il consumo del frutto fresco e la produzione di succhi, candidi e bibite analcoliche. Queste ultime sono però arricchite da coloranti e conservanti che le rendono più "artificiose" che naturali. Con il cedro si possono preparare inoltre gustosissime ricette: con la scorza è possibile realizzare i canditi, ottimi durante il periodo natalizio da mettere su panettoni e dolci, la crema al cedro è perfetta per dissetare e rinfrescare il palato, la marmellata al cedro può essere utilizzata spalmandola su fette biscottate o ancora come ingrediente per le classiche crostate o accompagnata ai formaggi.
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