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Pur in presenza di caratteristiche sfavorevoli quali la difficoltà di lavorazione e la scarsa produttività, i terreni argillosi possono essere utilizzati per particolari coltivazioni sfruttando al meglio le caratteristiche che, per la maggior parte delle piante rappresentano un notevole ostacolo. Si deve ricorrere comunque a tecniche e strategie adeguate per contrapporsi con successo alle difficili condizioni. Nella vasta gamma di piante, floreali e orticole, disponibili sul mercato se ne possono individuare alcune che si possono adattare al suolo duro e pesante perché dotate di radici forti e con diramazioni laterali, che riescono a penetrare il terreno e andare in profondità: tra le orticole il pero, la cicoria, le barbabietole, i cavoli e le carote, nel settore floreale le rose, il ranuncolo, i narcisi e gli ibischi. Nella coltivazione occorre comunque applicare alcune strategie come dissodare il terreno senza andare troppo in profondità per mantenere in superficie gli elementi maggiormente nutritivi, preparare aiuole che abbiano un buon drenaggio, preferire la semina su file rispetto a quella a spaglio, proteggere la superficie con la pacciamatura.
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Sono indispensabili alcuni interventi sul terreno argilloso prima e durante la coltivazione per renderlo meno ostico. La preparazione va iniziata sei mesi prima di iniziare le semine, rivoltando il terreno durante la preparazione delle aiuole, miscelandolo con ghiaia a pezzatura medio – piccola, terriccio, letame maturo e terra compostata. Le aiuole vanno rialzate, rispetto alla base del terreno e provviste di canaletti di scolo dell’acqua. La stessa ghiaia va usata, nel caso servano buche, sul fondo delle stesse, per limitare la stagnazione dell’acqua in profondità. Per migliorare l’areazione, l’ossigenazione e diminuire l’acidità del terreno si può utilizzare la calce spenta, aggiunta ad una certa profondità o in superficie, con l’attenzione di non impiegarla contemporaneamente all’uso del letame maturo e nella coltivazione di piante acidofile, come la cipolla, la zucca e le zucchine. Sono inoltre indispensabili continui e ripetuti interventi di pacciamatura per proteggere la superficie del terreno e limitare la formazione delle caratteristiche crepe del suolo argilloso, a seguito del surriscaldamento causato dal sole.
È possibile intervenire su un terreno argilloso con una serie di operazioni, per uno o due anni, per scomporre la sua struttura, arricchirlo di humus rendendolo disponibile alla coltivazione di una maggiore varietà di piante, migliorandone anche la produttività qualitativa e quantitativa. Sono utili aggiunte di materiali con struttura compensativa di quella iniziale, tenace e compatta dell’argilla, come ad esempio la marna, ricca di calcio che aiuta ad aumentare la porosità, diminuendo la compattezza e la impermeabilità e quindi i fenomeni di stagnazione, la sabbia, la cui maggiore dimensione granulometrica compensa la finissima dimensione delle particelle argillose, il letame, i composti e i terricci. Fondamentale diventa poi un paziente lavoro periodico di rimescolamento e rivoltamento del terreno che contribuisca ad arieggiarlo e frantumarlo, esponendolo all’azione naturale degli agenti atmosferici. Raggiunto un discreto equilibrio strutturale si possono iniziare le coltivazioni non dimenticando l’uso contemporaneo di tutti gli accorgimenti (composto, pacciamatura, sovescio, terricciati) utili a mantenere l’equilibrio umifero e fertile del terreno.
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