Terrario piante carnivore

Piante carnivore

Le piante carnivore sono una particolarissima famiglia di piante che hanno sviluppato un adattamento estremo per contrastare la scarsità di risorse presenti nel terreno del loro habitat originario: in pratica, visto che tramite le radici non erano in grado di assorbire quasi alcunché, hanno sviluppato degli organi di “cattura” e di digestione, capaci innanzitutto di attirare insetti o piccolissimi animali, poi capaci di intrappolarli ed in seguito di digerirne quelle parti utili al loro sostentamento. E’ per questo motivo che vengono chiamate carnivore e che con questo nome sono diventate famosissime nel mondo, ma in realtà esse non mangiano, bensì catturano e digeriscono, ma è chiaro che è un meccanismo sbalorditivo ed affascinante: la cosa più straordinaria è ripensare all’evoluzione che hanno subito.
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Terrario piante carnivore

Allevare piante carnivore può sembrare facile ma non lo è, in quanto esse richiedono che il terreno sia arido e privo di sostanze nutritive proprio come la loro evoluzione ha dovuto affrontare, altrimenti le loro piccole e quasi degenerate radici rischiano di andare in “sovraccarico” di sostanze nutritive e di portare alla morte dell’esemplare. Quindi un terrario di piante carnivore deve prevedere un suolo per lo più sabbioso e roccioso, con una piccola quantità di terra non molto fertile per fare giusto da collante tra le parti. Non solo, l’ambiente deve essere con alta percentuale di umidità, perché il loro sviluppo è avvenuto nei sottosuoli di paludi e foreste tropicali, dove il tasso d’umidità supera e di molto il settanta per cento. L’alimentazione in insetti può essere naturale se notate la presenza in giro di specie come mosche, api, moscerini ecc., ma anche indotta da voi: ricordate che mangiano massimo tre volte al mese!

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Meccanismi di cattura

Al di là di ciò che è comunemente diffuso, esistono molte specie di piante carnivore e la loro “tecnica di caccia” è molto variegata; le specie più famose però sono quelle con cattura a trappola e con cattura a campana. Quella a trappola è la più conosciuta: foglie degenerate con terminazioni ad uncino, un profumo al centro che attira l’insetto ed un sensore di pressione che quando sente l’insetto posarsi, fa chiudere rapidamente la due parti della trappola e comincia ad iniettare i succhi digestivi. L’altro meccanismo, a campana, prevede una foglia degenerata a mo’ di sacco, con un’altra – più piccola – a fare da coperchio: essa è sempre sollevata (quindi “coperchio” aperto) ma quando sente la presenza di un insetto nel sacco (attirato sempre con un mix di odori ed ormoni) si chiude e lo intrappola definitivamente.



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