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L’arcangelica preferisce i climi temperati freschi ed umidi, è resistente alle basse temperature per cui è in grado di adattarsi agli inverni rigidi. Le esposizioni migliori sono gli ambienti in pieno sole o mediamente luminosi, inoltre non risente delle gelate tardive perché ha una fioritura tardiva. L’arcangelica è una pianta piuttosto esigente in fatto di terreno, infatti predilige suoli sciolti, umidi, ben drenati, profondi, acidi o neutri e molto ricchi di sostanza organica, mentre rifugge i terreni argillosi e calcarei in quanto sensibile ai ristagni idrici e alla clorosi ferrica perché i microelementi come il ferro vengono insolubilizzati dal calcare presente nel terreno. È una specie originaria del nord Europa, viene coltivata in Repubblica Ceca, in Belgio e Germania (in Francia in minor misura) soprattutto per l’utilizzo di radici e semi; nel nostro Paese si coltiva in orti o giardini nelle regioni settentrionali.
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L’arcangelica si moltiplica per auto disseminazione. I semi si raccolgono quando virano dal verde al bruno, effettuando la semina in semenzaio alcune settimane dopo, a luglio-agosto. I semi raccolti da poco nascono in poco tempo, quelli di 4-5 mesi germinano dopo 20-30 giorni, mentre per semi più vecchi i tempi sono ancora più lunghi. Per migliorare la germinazione dei semi si possono somministrare degli ormoni; i terreni del semenzaio devono essere leggeri e mantenuti sempre umidi. A tre mesi dalla semina le piantine sono pronte per il trapianto.
Una volta ottenute le piantine in semenzaio si procede con la messa a dimora in pieno campo; il trapianto si esegue in autunno nei climi miti ed in primavera negli ambienti più freddi. È possibile svolgere la semina direttamente in pieno campo se il terreno è ben affinato, in questo caso, se troppo fitta, vanno diradate le piantine in eccesso. La distanza tra le file è di 80-100 cm e sulla fila di 20-40 cm, con una densità di 6-8 piante/mq. Nell’avvicendamento bisogna aspettare almeno quattro anni per mettere nuovamente a dimora l’arcangelica o una coltura appartenente alla famiglia delle Ombrellifere. Le erbe infestanti si tengono sotto controllo mediante una sarchiatura. Con la concimazione va distribuito parecchio letame maturo all’impianto e l’azoto alla ripresa vegetativa, se la coltura è destinata alla produzione di radici è buona prassi somministrare fosforo e potassio in fase di preparazione del terreno e vanno eliminate le infiorescenze in modo da destinare le sostanze nutritive all’apparato radicale. L’irrigazione si effettua nelle estati poco piovose. L’arcangelica è spesso soggetta ad attacchi di parassiti, tra quelli animali si ricordano gli acari, gli imenotteri e gli afidi; le radici conservate in magazzino possono essere colpite da lepidotteri e coleotteri. Un fungo molto pericoloso è la maculatura, la quale se intensa può causare la caduta delle foglie.
Le radici vengono raccolte dal trapianto nei mesi di settembre-ottobre, la produzione è di 100 q/ha. In passato le piante si utilizzavano la produzione di semi e radici, mentre oggi la coltivazione è praticata in maniera separata perché si ottenevano radici di scarsa qualità. Per la produzione di frutti, oggi poco diffusa, la raccolta si effettua nei mesi di agosto e settembre al 2°-3° anno, le produzioni si aggirano intorno a 80-100 q/ha. Fino al terzo anno è possibile effettuare la sola raccolta delle foglie con due sfalci all'anno eseguiti prima della fioritura. Dalle radici e dai semi si può estrarre l’olio essenziale.
I succhi di arcangelica hanno proprietà caustiche, e gli operatori che ne vengono a contatto possono subire danni che si manifestano con irritazioni, gonfiori e forti pruriti, provocati da sostanze derivate dalla cumarina. Le foglie, i semi e i gambi freschi si impiegano in caso di problemi respiratori, bronchiti e tosse; le radici essiccate sono anti-flatulenza. L’olio essenziale estratto dai semi viene utilizzato in profumeria. I gambi canditi si usano per le torte e in pasticceria, i semi aromatizzano varie bevande come gin, vermouth e vini bianchi, mentre le foglie si aggiungono alla frutta cotta e per insaporire i formaggi a pasta molle; l’arcangelica è sconsigliata in caso di diabete.
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