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L'amaranto era una pianta che cresceva come vegetazione spontanea nei territori dell'America Latina sin dall'antichità: non solo le popolazioni inca e atzeche ne erano a conoscenza, ma ne facevano anche largo uso attribuendo ad esso diversi significati. I semi di amaranto erano parte integrante della cultura alimentare, data la loro versatilità e la facile preparazione in molti modi diversi, ma avevano anche significati magici e religiosi: i semi di amaranto venivano anche utilizzati nei riti propiziatori per invocare la pioggia. Alcuni riti presso gli atzechi prevedevano invece l'utilizzo in concomitanza con sacrifici umani: dai semi, impastati con quelli di mais e miele, si otteneva una pasta con la quale venivano modellati degli idoli, che rappresentavano gli dei della guerra, gli dei del raccolto, della fertilità, dell’acqua: imbevuti del sangue dei sacrificati, venivano divisi tra la popolazione e mangiati per favorire la vittoria del popolo in guerra oppure un anno fertile e ricco di acqua favorevole per le coltivazioni. Questi riti si persero con la colonizzazione spagnola, che impose la loro fine. La coltivazione dell'amaranto attraversò quindi periodi di calo e periodi invece più floridi, mantenendosi comunque fino ad oggi, quando l'amaranto gode di crescente attenzione per il mondo dell'alimentazione e, di conseguenza, viene riscoperto anche a scopo decorativo.
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Anche la cultura greca è ricca di riferimenti all'amaranto: a colpire sono soprattutto le caratteristiche legate alla resistenza di questa pianta singolare. Plinio il Vecchio ne parla come di una pianta in grado di rigenerarsi se messa in acqua anche dopo molto tempo che è stata fatta essiccare; l'uso alimentare è meno noto ma comunque esistente anche in Europa sin dall'antichità. La capacità di non appassire nonostante le condizioni climatiche avverse e le sofferenze della pianta sono le caratteristiche che le fanno assumere il significato di simbolo dei rapporti duraturi, che non vengono scalfiti dalle difficoltà e dal trascorrere del tempo. Nella civiltà greca l'amaranto ha però un altro importante significato: l'immortalità del fiore viene attribuita anche all'anima e l'amaranto è utilizzato come simbolo di buon auspicio per la vita dopo la morte nel corso dei riti funebri, per ornare le tombe. L'amaranto è noto anche tra i Romani e anche per loro assume una declinazione tutta particolare del significato che comunque, a grandi linee, sembra venire riflesso da tutte le culture: per i Romani si tratta di una pianta dagli influssi benefici, in grado di tenere lontana la sventura e l'invidia, così come gli altri sentimenti negativi, come ad esempio il mal d'amore.
Coltivato per millenni, l'amaranto è giunto fino a noi come preziosa risorsa alimentare, ma anche come pianta decorativa alla quale ancora oggi si associano precisi significati. L'intensa colorazione della pianta e dei suoi fiori la rende estremamente d'impatto visivo, degna di essere regalata per esprimere i propri sentimenti in modo creativo e con un tocco di attenzione naturale. L'amaranto viene regalato per simboleggiare un importante rapporto, soprattutto di amicizia: le occasioni possono essere molto diverse, da una vittoria o un traguardo personale di una persona cara a qualche momento difficile nel quale manifestare la propria vicinanza attraverso un piccolo pensiero floreale o regalando una piantina da coltivare, per vederla crescere giorno dopo giorno come il sentimento che essa rappresenta. L'amaranto può essere un ottimo pensiero per appianare qualche divergenza e per ricordare che il sentimento che lega le due persone coinvolte nel dono supera qualsiasi difficoltà a piccolo scontro. L'amaranto può anche essere incluso nei bouquet delle spose, per un tocco di colore e di originalità, a sottolineare l'immortalità del legame che ci si appresta a formalizzare.
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