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Il titolo di questo paragrafo sintetizza il più elevato livello di conoscenze tecniche che si può avere in ambito di giardinaggio, giacchè conoscere queste tecniche vuol dire poter affrontare la coltura efficace ed efficiente di tutte le specie di piante, da quelle da fiori a quelle da frutto che spesso richiedono particolari interventi. Ecco quindi che questo “trittico” di tecniche non viene insegnato, ma è frutto di esperienza e di quella conoscenza che viene tramandata a voce tra amici, colleghi, parenti, fatta per lo più di trucchi del mestiere. Ad esempio l’innesto è la tecnica che provvede ad inserire un ramo produttivo e di qualità su un supporto dalle particolari caratteristiche di energia ma magari non produttivo, in modo da trasformare questa energia in un gran numero di frutti e/o fiori (essa è svolta soprattutto in ambito fruttifero). La concimazione invece serve ad integrare le risorse del terreno in modo che la pianta possa avere sempre tutto il necessario per produrre al meglio, ed in questo caso è fondamentale sapere quando ed in che quantità fare questi interventi perché la concimazione se sbagliata può anche “bruciare” (termine tecnico usuale) la piante per eccesso di nutrienti.
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La potatura, pur essendo nel trittico del paragrafo precedente, preferiamo affrontarla in solitario perché è il soggetto del nostro articolo: essa è un’altra operazione fondamentale del giardinaggio, atta a migliorare le condizioni della pianta perché permette di eliminare i componenti superflui della stessa in modo da concentrare le forze sulle parti più produttive della pianta. Infatti ogni anno che passa (perché la potatura è per piante grandi e/o comunque durature nel tempo, non certo per piante che nascono e muoiono nell’arco di primavera ed estate) vede la pianta crescere in stazza, altezza e numero di rami; alcuni di questi però producono per un certo periodo ma poi, per un meccanismo naturale di decadimento, non sono più in grado di farlo, cadendo in una sorta di vecchiaia. Capita che ciò coincide con la massima espansione in dimensioni del ramo stesso, quindi abbiamo un ramo grosso, vecchio e poco produttivo che però succhia molte risorse alla pianta che pur sempre lo alimenterà. La potatura punta ad eliminare questi elementi in modo da concentrare la forza su altri più giovani e produttivi; ma banalmente essa non è solo questo, in quanto si provvede ad eliminare per lo stesso principio anche un’abbondanza di gemme produttive (dispersione di energia produttiva) ed altri elementi.
Nello specifico in questo articolo parliamo della potatura di un albero molto diffuso in Italia, non tanto per quanto se ne consumi il frutto ma per la lunghissima tradizione; pur essendo di origini orientali infatti, il melograno è da millenni presenti nel bacino del Mediterraneo ed abbiamo testimonianze di civiltà romane e greche a comprovarlo. Dal suo nome vediamo che presenta un “frutto con semi” (dal latino), ed infatti la pianta genera da fiori carnosi e rossi un frutto tondeggiante di cui in realtà si consuma solo la parte interna, fatta da semi succosi e dal ripieno quasi liquido (a proposito, macchia tantissimo). La potatura del melograno è particolare perché la pianta, pur venendo abitualmente formata ad albero, ha in realtà un carattere cespuglioso e quindi si possono notare ogni anno nuovi polloni che crescono alla base; ebbene, la potatura punta ad eliminare i polloni troppo vecchi, a sfoltire quelli produttivi e soprattutto a non permettere la crescita di troppi polloni nuovi che rischierebbero di disperdere le energie della pianta. Un aspetto importante della potatura del melograno è l’aerazione: la pianta ha bisogno di una buona circolazione di aria all’interno della chioma, perciò bisogna tenerla ordinata e sfoltita proprio con la potatura selezionata.
Il melograno è un frutto dalle lontane origini. Proviene infatti dal sud-ovest asiatico e la sua coltivazione è antichissima. Oggi cresce ancora in maniera spontanea nelle regioni del Caucaso, dall’antica Persia, dell’Iran e dell’Afghanistan. Il termine melograno deriva dal latino malum ("mela") egranatum ("con semi”). La pianta del melograno si diffuse rapidamente in tutta Europa grazie alla colonizzazione dei Fenici che diffusero la pratica della coltivazione del melograno durante i loro numerosi viaggi. Una curiosità su questo particolare frutto dal sapore delizioso e dall’aspetto invitante fa riferimento alla città spagnola di Granada. Nello stemma della città infatti è raffiugurato un melograno. In spagnolo infatti melograno si dice granada. La città infatti ha preso il nome da questo frutto rosso brillante. L’introduzione del melograno in Spagna fu realizzata dalla dominazione dei mori sul territorio.
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