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Il Mirto Tarantino è una specie che ama il caldo ed i terreni acidi, tuttavia è diffusa anche in terreni calcarei. Solitamente si coltiva per motivi ornamentali in posizioni riparate perché teme il gelo. Non necessita di particolari attenzioni in merito all’irrigazione, di solito in estate, in caso di gran caldo e siccità si deve innaffiare ogni 15/20 giorni. La concimazione dovrebbe avvenire tra maggio e settembre aggiungendo all’acqua per l’irrigazione un concime liquido specifico. Se il Mirto si coltiva in vaso, il rinvaso deve essere effettuato annualmente nel periodo primaverile, una volta raggiunta la dimensione finale del vaso è sufficiente sostituire il primo strato di terra. Proprio per la sua particolare fioritura e sconsigliata una potatura drastica mentre è preferibile diradare periodicamente la chioma rimuovendo i rami rovinati.
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Durante tutto l’anno si raccolgono le foglie, le bacche in autunno. Sia le foglie che le bacche ed i fiori si fanno essiccare al sole e così conservati. Vengono utilizzati in cucina per insaporire carni, pesci e salumi. Sembra che l’utilizzo come pianta medicinale sia molto antico proprio per ricca presenza degli oli essenziali e sostanze aromatiche. Il mirtolo, sostanza contenuta nelle foglie e nei frutti, avrebbe proprietà balsamiche, sedative, digestive e antibatteriche, per questi scopi è utilizzato l’olio essenziale che si ottiene dell'intera pianta. Sarebbe anche ottimo come tonico e depurativo per le problematiche dell’epidermide. In Sardegna è tipico l’utilizzo del Mirto per la produzione di liquori, preparati facendo macerare le bacche nell’alcool, marmellate e dolciumi ed in accompagnamento alla carne di maiale.
Il nome Mirto deriva dal greco myrtos ed ha il significato di "essenza profumata". Molte sono le leggende circa l’origine del nome, secondo la mitologia greca il nome deriverebbe da Myrsine, una giovane uccisa da un uomo invidioso perché da lei battuto nei giochi ginnici. Atena, impietosita, decise di trasformarla in un arbusto odoroso. Nel tempo divenne simbolo della colonizzazione greca in quanto gli emigranti greci portavano rami di mirto per simboleggiare la fine di un periodo della propria vita. Nell’antica Roma il Mirto divenne simbolo di vittoria e durante i banchetti un rametto di Mirto passava da un ospite all’altro per il brindisi e l’incitamento alla festa. Come pianta sacra a Venere è stato associato alla fecondità, nell’Impero Romano era l’albero propiziatori per la casa degli sposi a ancora oggi in alcune regioni rametti di Mirto vengono usati nei bouquet della sposa.
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